Negli ultimi anni è moltiplicato in modo esponenziale l’uso di Melatonina. Da molti conosciuto come elisir di lunga vita o come arma imbattibile per combattere l’insonnia, la Melatonina ha guadagnato sempre maggiore notorietà. Infatti, migliaia di persone ricorrono ad integratori di questo ormone per migliorare la propria salute e lo stato di benessere. Tuttavia, gli effetti benefici della Melatonina sono controversi e gli studi a riguardo risultano ancora insufficienti e contraddittori.
La Melatonina
La melatonina è un ormone naturale prodotto dalla Ghiandola Pineale (detta anche Epifisi) che svolge un ruolo fondamentale nel ciclo sonno-veglia ed è coinvolta in un gran numero di processi cellulari, neuroendocrini e neurofisiologici. La secrezione di Melatonina viene pressoché inibita durante il giorno e, viceversa, viene stimolata durante la notte, con un picco che si raggiunge tra le 2 e le 5. Attraverso la Melatonina, la Ghiandola Pineale informa il cervello sulla durata delle ore di buio e di luce; in altre parole è il motore del nostro orologio biologico. Negli anziani, la produzione di melatonina è spesso insufficiente e questo può causare disturbi del sonno. Integratori di Melatonina potrebbero essere utili per “ri-sincronizzare” l’orologio interno e per ritrovare un buon sonno.
Carenza di Melatonina
La melatonina non viene considerata un nutriente essenziale e per questo non vi è nessuna definizione sulla dose giornaliera raccomandata. Tuttavia, i ricercatori hanno notato che le persone con problemi di salute (soprattutto problemi cardiaci) avevano livelli di Melatonina inferiori alla media.
Chi viaggia molto o lavora su turni a rotazione spesso soffre di disturbi del sonno causati dai cambiamenti nella produzione di Melatonina. Ricerche recenti hanno suggerito che l’esposizione prolungata a campi elettromagnetici potrebbe inibire la produzione di Melatonina.
Uno studio condotto al MIT nel 1993 ha dimostrato che la melatonina può essere un aiuto efficace per combattere l’insonnia e altri disturbi del sonno. La melatonina viene anche utilizzata per rafforzare il sistema immunitario, per combattere le infezioni batteriche e virali, per regolare il bioritmo, per ridurre il rischio di malattie cardiovascolari e tumori e per stimolare la libido.
Melatonina, Insonnia e Jet Lag
In caso di insonnia, la melatonina potrebbe essere efficace nell’indurre il sonno con controindicazioni praticamente nulle rispetto ai sonniferi, anche se gli studi a riguardo non sono molto chiari. La Melatonina si è rivelata particolarmente utile nel trattare l’insonnia nelle persone anziane dove la secrezione di Melatonina da parte della Ghiandola Pineale era fortemente ridotta. Diversi studi su esseri umani hanno dimostrato che l’assunzione di Melatonina somministrata per via orale 30-120 minuti prima di coricarsi favorirebbe il sonno negli anziani.
Anche nei bambini con problemi neuropsichiatrici (ritardo mentale e autismo) la Melatonina è risultata efficace per combattere i problemi del sonno.
Numerosi riscontri scientifici si hanno per quanto riguarda l’efficacia della Melatonina nel combattere il Jet Lag. Diversi studi dimostrano che la somministrazione orale durante il giorno del viaggio e continuativa per alcuni giorni a seguire ridurrebbe il numero di giorni necessari a ristabilire un modello di sonno-veglia normale.
Melatonina: L’elisir di lunga vita e giovinezza
Oltre 100 studi in laboratorio concordano sulla proprietà di questo ormone nel preservare il DNA, proteine e lipidi dai danni causati dai radicali liberi.
15 anni fa, Walter Pierpaoli, uno dei più noti ricercatori anti-invecchiamento, presentò i risultati di uno studio che dimostrò che la Melatonina prolungherebbe del 15% la vita dei topi usati nell’esperimento. Da allora, esperimenti su colture cellulari e animali suggeriscono che la melatonina potrebbe effettivamente avere dei benefici su alcuni aspetti dell’invecchiamento e delle malattie ad esso associate. Di particolare interesse sono i possibili benefici della melatonina sul sistema nervoso centrale e sulle implicazioni nelle malattie neurodegenerative legate all’invecchiamento, come l’Alzheimer e il Parkinson.
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