
Anoressia Nervosa
L’anoressia nervosa è uno dei più comuni disturbi del comportamento alimentare e consiste in un’alterazione della percezione della propria immagine corporea, cui conseguono un intenso timore di acquistare peso e un netto rifiuto del cibo.
Chi soffre di anoressia possiede un’immagine distorta del proprio corpo, e continua a considerarsi sovrappeso anche quando è in realtà molto snello o addirittura emaciato.
Pertanto, il soggetto affetto da anoressia sviluppa una forma di ossessione nei confronti del cibo che si manifesta in diversi modi. L’anoressico tende a seguire una dieta molto rigorosa e a nutrirsi quasi esclusivamente di alimenti piuttosto poveri di calorie, cerca di saltare i pasti o di consumarli in modo molto lento e, inoltre, fa tutto il possibile per espellere immediatamente il cibo ingerito, autoinducendosi il vomito, abusando di lassativi o dedicandosi agli esercizi fisici in modo sfiancante.
L’anoressia nervosa: Le Cause
I motivi che conducono all’insorgenza di comportamenti anoressici sono ancora piuttosto dibattuti, dal momento che, come accade per gli altri disordini alimentari, anche la genesi dell’anoressia è da ricercarsi nell’interazione di fattori di natura sociale, genetica, ambientale, biologica e psicologica.
Frequenti sono i casi di anoressia che si sviluppano in soggetti che appartengono a famiglie estremamente repressive, che hanno rapporti conflittuali con i genitori, o almeno con uno di essi, oppure che sono gravati da aspettative e pressioni enormi.
Secondo alcuni orientamenti, questo disturbo avrebbe invece origini biologiche. Tra queste ultime, si possono annoverare alterazioni delle aree cerebrali coinvolte nel riconoscimento del proprio corpo e il funzionamento scorretto dell’ipotalamo o dei neurotrasmettitori della tiroide.
Senza dubbio, peso determinante nella crescente diffusione dell’anoressia va attribuito anche ai modelli estetici imposti dai mass-media. Non è un caso che l’incidenza di questo disturbo sia aumentata negli ultimi decenni, in concomitanza con la progressiva affermazione dell’equiparazione tra magrezza e bellezza.
Se la società impone canoni estetici molto rigidi, chi si discosta dai medesimi rischia di non essere accettato, di venire emarginato. Questo discorso vale in particolare per il sesso femminile, tanto che, secondo attendibili stime, oltre il 90% dei casi di anoressia registrati annualmente riguarda donne, in particolare nella fascia di età compresa tra i 15 e i 25 anni.
L’anoressia nervosa: I Sintomi
Sul piano fisico, il segno più evidente della presenza di questo disturbo è la rilevante perdita di peso, alla quale possono accompagnarsi tremori, debolezza e alterazione del ritmo cardiaco.
La malnutrizione ha effetti anche sull’equilibrio degli ormoni sessuali, tanto che, molto spesso, la donna anoressica va incontro all’amenorrea, ovvero alla scomparsa delle mestruazioni.
Numerosi altri sintomi fisici possono fare la loro comparsa nei soggetti anoressici. Tra essi possiamo ricordare:
- stipsi;
- dolori addominali;
- disidratazione;
- difficoltà nella concentrazione e nella memorizzazione;
- danni alle gengive e ai denti;
- danni al sistema osseo.
Sul piano psicologico, invece, l’anoressia può associarsi alla depressione e a bassi livelli di autostima. Inoltre, coloro che soffrono di questo disturbo sono spesso sopraffatti da improvvisi sensi di colpa, possono avere difficoltà nel relazionarsi con familiari e amici ed essere soggetti a repentini sbalzi d’umore.
Anoressia Nervosa: Trattamenti
Il trattamento più indicato nei casi di anoressia consiste nell’affidare il soggetto a un team multidisciplinare di specialisti. Difatti, la terapia più efficace per affrontare questo disturbo richiede la presenza di medici con competenze internistiche, di dietologi e di psicoterapeuti.
Anzitutto, è necessario intervenire per correggere le alterazioni del metabolismo causate dalle carenze nutrizionali. A tal fine, il paziente anoressico deve affrontare un programma di rialimentazione rigidamente controllato (il controllo è necessario per impedire che il soggetto nasconda il cibo o se ne sbarazzi senza consumarlo) per normalizzare il proprio peso e, contestualmente, per porre fine ai comportamenti adottati in precedenza per provocare il calo ponderale.
Una volta ottenuti risultati positivi su questo piano, si può passare alla seconda fase, la quale prevede l’intervento dello psicoterapeuta e, in alcuni casi, anche il coinvolgimento della famiglia del paziente. L’obiettivo di questa seconda fase terapeutica è quello di consentire al soggetto di ritrovare una corretta percezione della propria immagine corporea e di recuperare l’equilibrio nell’ambito dei propri rapporti interpersonali, prevenendo inoltre possibili rischi di recidive.
di Giuseppe Iorio
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