L’Onicofagia: Mangiarsi le unghie

Le unghie di un onicofago

Le unghie di un onicofago

Uno dei comportamenti compulsivi più diffusi consiste nel portare le mani alla bocca per rosicchiare unghie e cuticole delle dita. In termini scientifici, quest’abitudine deleteria, comunemente indicata con l’espressione “mangiarsi le unghie”, viene classificata come “Onicofagia”.
Essa riguarda in particolare i soggetti più giovani, cioè i bambini e gli adolescenti, ma se il problema non viene affrontato in maniera adeguata, può permanere anche in età adulta (ne soffre il 5% della popolazione adulta, secondo alcune stime).



Onicofagia: Origini del disturbo e conseguenze

Questo comportamento compulsivo coinvolge quei bambini che vivono delle situazioni di disagio all’interno del loro ambiente familiare. Ad esempio, il bambino può iniziare a mordicchiarsi unghie e dita per scaricare lo stress emotivo accumulato se gli accade di essere costretto a fare da spettatore a violenti e continui litigi tra i genitori, oppure quando la nascita di un fratellino o di una sorellina sposta verso il neonato parte dell’attenzione che i genitori gli riservavano in precedenza.
Generalmente, l’Onicofagia coinvolge le persone più ansiose e più timide, coloro che, non riuscendo a esprimere appieno la proprie emozioni negative verso l’esterno, ripiegano su questa pratica autolesionistica e dannosa sotto vari aspetti.
Difatti, rosicchiarsi le unghie con molta frequenza è un’abitudine poco igienica, visto che si trasportano germi e microbi verso la propria bocca. Inoltre, i polpastrelli lesionati e feriti possono venire a contatto con agenti batterici capaci di provocare fastidiose infezioni, la più comune delle quali è causata da stafilococchi ed è nota come “giradito”.
L’onicofagia favorisce poi la comparsa di carie dentali, dal momento che, con i continui sfregamenti tra denti e unghie, si rischia di intaccare lo smalto degli incisivi.
Naturalmente, anche le conseguenze estetiche non sono da sottovalutare, soprattutto per i loro risvolti psicologici: dover mostrare in pubblico le unghie e le dita rovinate può generare ulteriore ansia e insicurezza nel soggetto e influire negativamente sulla sua vita di relazione.



Onicofagia: Terapia e prevenzione

Nei casi in cui il comportamento compulsivo appaia molto radicato, si può far ricorso al trattamento farmacologico associato alla psicoterapia.
I medicinali più utilizzati nei casi di onicofagia sono gli antidepressivi e quelli contenti vitamina B, che stimolano l’attività della serotonina per ottenere maggior controllo da parte del soggetto sul proprio bisogno di mordere le unghie.
La terapia comportamentale si propone l’obiettivo di indurre il paziente a riflettere sulle cause della propria ansia e fare in modo che egli sostituisca la condotta autolesiva con un’abitudine differente, ad esempio quella di masticare un chewing-gum o di succhiare un bastoncino alla liquirizia.

Uno dei rimedi pratici più diffusi per far cessare i comportamenti compulsivi causati da questo disturbo è la ricostruzione delle unghie in gel o in resina. In questo modo, il soggetto è impossibilitato a rosicchiare le proprie unghie, che resistono a ogni suo tentativo di scalfirle coi denti.
In commercio sono inoltre disponibili degli smalti urticanti, sostanze trasparenti dal sapore molto amaro che vanno applicate sulle unghie e che possono contribuire a inibire la deleteria abitudine di chi soffre di onicofagia.
Altro consiglio utile sul piano della prevenzione consiste nel portare sempre con sé forbici e limette, in modo da poter sistemare le unghie per mezzo di questi attrezzi per la manicure, vincendo così la tentazione di farlo con i denti.

di Giuseppe Iorio

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