L’ortoressia nervosa è uno dei più recenti disturbi dell’alimentazione e consiste nell’ossessione per il cibo salutare. Essa tende a colpire le persone che hanno più di 30 anni e con un buon livello di istruzione, e risulta più diffusa tra gli uomini che tra le donne.
Questo disturbo è stato portato all’attenzione della comunità scientifica da un dietologo statunitense, Steven Bratman, il quale aveva osservato in molti suoi pazienti la crescente e preoccupante attenzione rivolta al mangiar sano. Bratman ha descritto questo problema con notevole precisione in quanto egli stesso ha assunto in passato dei comportamenti ortoressici, giungendo persino a trasferirsi presso una comunità nella quale si seguivano delle regole dietetiche severissime, alternandosi il consumo di frutta e verdura al digiuno.
Dal punto di vista etimologico, il termine “ortoressia” deriva dal greco: si tratta della fusione delle parole “orthos”, che significa “corretto”, e “orexis”, ovvero “appetito”.
Il disturbo in questione è paragonabile all’anoressia e alla bulimia, con la differenza che, mentre queste ultime causano nel soggetto pensieri ossessivi riguardanti la quantità di cibo ingerito, l’ortoressico ha un interesse estremamente scrupoloso per la qualità degli alimenti.
Ortoressia Nervosa: Origini e comportamenti tipici
In genere, l’ Ortoressia nasce con l’esclusione dei cibi trattati con pesticidi o altri additivi artificiali dalla propria dieta. Via via, il soggetto affetto da questo disturbo diventa sempre più selettivo nello scegliere le proprie pietanze e assume delle regole molto ferree, proponendosi di non trasgredirle. In caso di violazione delle regole dietetiche autoimposte, il soggetto avverte dei sensi di colpa, una profonda frustrazione, il desiderio di punirsi. Questi stati d’animo possono degenerare, in taluni casi, nell’imposizione di norme dietetiche ancor più rigorose e nella ricerca dei mezzi più rapidi per espellere le tossine ingerite col cibo, quindi in condotte di eliminazione quali il vomito autoindotto o l’abuso di lassativi.
L’ossessione per il cibo sano porta l’ortoressico a trascorrere diverse ore della sua giornata alla ricerca di informazioni nutrizionali sugli alimenti, a pianificare i propri pasti con giorni di anticipo, a portare sempre con sé del cibo da mangiare per evitare di dover consumare piatti preparati da altre persone.
Sul piano sociale, le scelte estreme di chi è affetto da questo disturbo alimentare comportano difficoltà nel relazionarsi agli altri, sia perché il soggetto rifiuta, ad esempio, di frequentare ristoranti e bar proposti dagli altri, evitando costantemente i momenti di convivialità, sia perché egli tende a tollerare sempre meno le persone con le quali interagisce, giudicandosi superiore a chiunque altro, come se la purezza del cibo ingerito corrispondesse, in lui, ad una sorta di armonia spirituale preclusa alle persone comuni.
La conseguenza più comune di tali comportamenti è l’isolamento sociale: come nell’anoressia e nella bulimia, si giunge a consumare da soli i propri pasti, e a sentirsi sempre meno a proprio agio quando si è in compagnia.
Ortoressia Nervosa: Le conseguenze sull’organismo
Sul piano nutrizionale, gli effetti dei comportamenti ortoressici possono causare diversi danni, in quanto il soggetto può arrivare a osservare una dieta del tutto insufficiente a garantire all’organismo tutte le sostanze di cui esso necessita per funzionare correttamente.
Tra i problemi più diffusi nei casi di malnutrizione, possiamo annoverare:
- carenze di vitamine
- squilibri elettrolitici
- atrofie muscolari
- osteoporosi
Tuttavia, identificare i casi di ortoressia non è affatto semplice. Spesso il confine tra un comportamento alimentare meticoloso ma accettabile ed uno patologico è davvero sottile.
Dunque, per evitare che l’attenzione verso la dieta possa smettere di rappresentare un aspetto saliente del proprio benessere psico-fisico e trasformarsi invece in un disturbo alimentare pericoloso per la propria salute, occorre ricordare che la scelta dei cibi merita sicuramente una grande attenzione, ma che mangiare non è soltanto un dovere: un buon pasto deve costituire anche un attività piacevole, tanto meglio se esso si svolge in convivialità con le persone a noi care.
di Giuseppe Iorio
Leggi anche: