
Dismorfofobia
La dismorfofobia (termine che deriva dalle parole greche “dismorphé”, ovvero ”forma distorta”, e “phobos”, cioè “timore”), indica un’eccessiva preoccupazione per un difetto estetico tale da indurre il soggetto a percepire la sua immagine corporea in maniera distorta.
In alcuni casi, chi soffre di questo disturbo può effettivamente avere un piccolo difetto fisico e ingigantirne oltremodo l’entità. In altri casi, invece, l’aspetto esteriore dell’individuo dismorfofobico risulta assolutamente ordinario, eppure costui può sentirsi costantemente osservato dagli altri e avvertire un estremo disagio ogni volta che una persona indirizza il proprio sguardo verso di lui.
La dismorfofobia, nota anche come Disturbo di Dismorfismo Corporeo, è un problema che tende a colpire in egual misura entrambi i sessi e che insorge assai spesso durante l’età giovanile, mentre è molto più raro che faccia la sua comparsa in età adulta.
Dismorfofobia: Le Cause
Anche se questo disturbo è stato identificato già da oltre un secolo, non esistono ancora teorie consolidate relative alla sua genesi. Alcune ipotesi fanno riferimento a cause di tipo psicologico, come ad esempio una serie di conflitti emotivi inconsci, mentre altre tesi sostengono che la dismorfofobia dipenda da fattori neurobiologici, in particolare da alterazioni nel funzionamento del sistema serotoninergico o da disfunzioni delle aree cerebrali deputate a controllare l’immagine corporea. La ricerca scientifica non ha però ancora stabilito se tali disfunzioni derivino da eventi traumatici oppure siano innate.
Da non trascurare, poi, le ragioni di tipo socioculturale, cioè l’enorme valore attribuito dai mezzi di comunicazione di massa a una bellezza fisica standardizzata e priva della benché minima imperfezione, a modelli estetici rispetto ai quali molti adolescenti si percepiscono come inadeguati, il che acuisce le loro insicurezze di base. Tali fattori rappresentano certamente delle concause nell’insorgenza di questo disturbo e ne spiegano la crescente diffusione negli ultimi decenni.
Dismorfofobia: Le Conseguenze
Generalmente, questo disturbo si manifesta con gradualità: il soggetto comincia a focalizzare la propria attenzione sul difetto estetico, vero o presunto che esso sia, soffermandosi a lungo davanti allo specchio, intento a osservare la parte del corpo che egli ritiene deforme e a pensare alle possibili soluzioni per risolvere il problema. Via via, questo comportamento sfugge sempre più al controllo razionale del soggetto, che finisce per essere così ossessionato dalla propria imperfezione estetica da non riuscire a concentrarsi sulle sue attività quotidiane.
In molti casi, chi soffre di questo disturbo giunge alla decisione di limitare fortemente, o addirittura di evitare del tutto, i contatti con il mondo esterno, nel timore di essere ridicolizzato per il suo aspetto fisico.
La sofferenza per la propria immagine corporea può dunque generare nel soggetto delle conseguenze piuttosto serie, quali isolamento sociale, depressione, aggressività, disturbi ossessivo-compulsivi, condotte automutilanti e, nei casi più gravi, può persino condurre a tentativi di suicidio.
Qualsiasi difetto fisico o inestetismo può dar vita ai pensieri ossessivi che caratterizzano questo disturbo, dall’acne alle rughe, dalla calvizie alle cicatrici, dalle asimmetrie del volto all’eccesso di peluria. Spesso il dismorfofobico sviluppa la patologia per via della forma e della misura di naso, orecchie, bocca, denti o testa. Gli uomini, in particolare, tendono a mettere in discussione anche forma e misura dei propri organi genitali. In tali casi, si parla di “dismorfofobia peniena”, nota anche come “sindrome da spogliatoio”.
Dismorfofobia: Trattamento
Come per molte altre fobie, l’approccio psicoterapeutico più efficace per curare la dismorfofobia è quello di tipo cognitivo-comportamentale, un metodo che aiuta il paziente a modificare la percezione distorta che egli ha della propria immagine corporea. Il terapeuta lavora sulle convinzioni del paziente, cercando di evidenziare entro quali limiti l’aspetto esteriore possa influenzare la considerazione di sé stessi. Inoltre, il terapeuta guida il soggetto nell’esposizione alle situazioni temute e nella graduale riduzione degli eventuali comportamenti compulsivi, come le continue richieste di rassicurazioni oppure gli incessanti controlli davanti allo specchio.
Tale terapia, di solito piuttosto efficace nel ridurre l’entità di stress e tensione avvertita dal paziente e nel migliorare il suo umore, dura pochi mesi e le si può associare la somministrazione di farmaci inibitori della ricaptazione della serotonina.
Di Giuseppe Iorio
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Scusate l’intromissione, faccio una semplice considerazione voi medici ad un uomo come me che fa sesso di gruppo si accorge che le donne nel sesso occasionale spessissimo preferiscono a pari qualità gli uomini dotati sopra la media (18-20 cm) come ci definite dismorfofobici o cosa? Saluti.