La Brucellosi fa parte delle Zoonosi, cioè quelle malattie che si trasmettono dagli animali all’uomo. La malattia ha inizio a causa della trasmissione di un batterio detto “brucella”. La via di trasmissione più frequente è tramite ingestione di latte non pastorizzato o formaggio poco stagionato.
Oggi infatti è obbligatoria la pastorizzare del latte prima di metterlo in commercio o prima di subire quei trattamenti che porteranno alla formazione del formaggio, in modo da uccidere tutti i microrganismi patogeni.
Il latte non pastorizzato utilizzato per la formazione del formaggio non sarà pericoloso solo se la stagionatura è superiore ai 90 giorni.
Lo yogurt è un alimento sicuro poiché pur derivando dal latte ha subito adeguati processi di fermentazione.
La ricotta tecnicamente non è molto pericolosa poiché viene portata, per la sua preparazione, ad alta temperatura.
Considerando che In Italia le forme più comuni di brucelle sono la melitensis nelle capre e nelle pecore e l’abortus nei bovini: Formaggi di pecora ad elevato rischio sono la tuma, il primo sale e il pecorino e formaggi bovini ad elevato rischio sono ad esempio il caciocavallo fresco.
Le mozzarelle generalmente vengono preparate con tecniche industriali da aziende che generalmente seguono le regole, infatti non si assiste mai a una trasmissione come conseguenza dell’ingestione di una mozzarella.
Mangiare la carne di animali infetti invece non è pericoloso, poichè l’acidosi post-mortem uccide tutte le brucelle.
E’ anche possibile la trasmissione tramite soluzioni di continuo della cute, questo soprattutto nelle persone professionalmente esposte come pastori o veterinari, poiché le brucelle possono ritrovarsi a livello degli organi genitali degli animali infetti, nel feto e nella mammella.
Solitamente non avviene contagio Inter-umano, ma teoricamente è possibile la trasmissione con il latte materno.
Patogenesi della brucellosi:
Dopo il contagio, il microrganismo inizierà una prima replicazione al livello dei linfonodi regionali, dunque ci sarà una prima batteriemia e localizzazione a livello di sistema reticolo-endoteliale, questa fase dura circa 15-30 giorni e rappresenta il periodo di incubazione.
Quindi inizierà una sintomatologia che avrà un carattere acuto per l’insorgenza di una reticolo-endotelite sistemica, con febbre, artralgie, sudorazione profusa, ed epatosplenomegalia.
Le brucelle andranno a localizzarsi in dei santuari detti granulomi che si troveranno a livello del fegato, dove si difendono efficacemente dal sistema immunitario del paziente e da cui potranno dare origine a delle occasionali batteriemie, responsabili di ricadute con relativa sintomatologia.
Se queste ricadute si protraggono per oltre sei mesi possiamo parlare di brucellosi cronica.
La forma cronica può presentarsi anche con altri sintomi, che daranno origine alla forma detta neurastenica, con febbricola, artralgie e sindrome depressivo-ansiosa.
Per quanto riguarda la diagnosi, generalmente gli esami di routine hanno scarse indicazioni.
I test generalmente utilizzati saranno la sieroagglutinazione di Wright, il test ELISA, è il test di agglutinazione sul vetrino, detto test Rosa Bengala.
La terapia deve essere effettuata tramite l’utilizzo di antibiotici, ma dato che non tutti saranno in grado di penetrare in questi santuari protettivi che sono i granulomi, la scelta ricadrà su rifampicina e doxiciclina che ne sono invece in grado.
La brucellosi è una malattia pericolosa, tuttavia anche in assenza di terapia entro due anni si può avere una spontanea risoluzione.
Di Donatello Concordia