Da diversi anni a questa parte, gli spot pubblicitari propongono al consumatore prodotti probiotici che vengono presentati come alimenti dotati di proprietà nutrizionali e salutistiche ragguardevoli.
In qualche occasione, è possibile che la pubblicità enfatizzi le reali doti possedute da questi microrganismi che contribuiscono a migliorare l’efficienza della flora batterica intestinale. Pertanto, l’Autorità Europea per la sicurezza alimentare (EFSA), un’agenzia dell’Unione Europea che ha, tra gli altri, il compito stabilire se le affermazioni veicolate dalle campagne promozionali relative a un dato prodotto trovino riscontri effettivi in studi scientifici, spesso interviene per negare ad alcune aziende la possibilità di utilizzare determinati claim (affermazioni pubblicitarie) per i quali non sussistano sufficienti prove scientifiche.
Per qualcuno, la vigilanza dell’EFSA sarebbe sin troppo rigorosa, in quanto quest’agenzia negherebbe le sue autorizzazioni anche a prodotti per i quali esistono evidenze scientifiche accettabili ma non complete. Secondo altri pareri, l’EFSA utilizza criteri restrittivi al solo scopo di tutelare quanto più possibile il consumatore. Ma, in mezzo a questa serie di opinioni discordanti, i potenziali acquirenti di probiotici possono sentirsi confusi in merito alla reale efficacia dei prodotti.
A far chiarezza sul punto, giunge un’iniziativa promossa da Assolatte, che ha inteso affidare alla Nutrition Foundation of Italy (NFI) il compito di esaminare esaustivamente la letteratura scientifica relativa ai probiotici, allo scopo di presentare una sintesi critica utile a specialisti, consumatori e organi di informazione.
I maggiori esperti italiani in fatto di probiotici hanno collaborato insieme per dar vita al documento intitolato “Probiotici e salute – stato dell’arte basato sulle evidenze“, che è stato presentato durante il 5° Forum Risk Management in Sanità svoltosi ad Arezzo alla fine del mese di Novembre.
Dal momento che non tutti riescono a seguire una dieta sana e bilanciata e ad avere uno stile di vita corretto, il sistema intestinale può andare incontro a delle disfunzioni. I motivi possono essere diversi: terapie antibiotiche, infezioni, problemi di stipsi, stress emotivo. In casi simili, consumare prodotti probiotici è una prassi assai utile, in quanto l’assunzione di alimenti che contengono questi microrganismi vitali fa in modo da riequilibrare la microflora intestinale.
E il documento redatto dalla NFI conferma questi consolidati giudizi, sostenendo che i probiotici abbiano comprovata efficacia nel ridurre la durata dei fenomeni diarroici, come la diarrea da Clostridium difficile, che si presenta in seguito a terapie antibiotiche, quella da Rotavirus, che colpisce i bambini, e la diarrea del viaggiatore.
Inoltre, sempre stando alle conclusioni degli esperti, i probiotici sono particolarmente indicati anche nel trattamento della sindrome da intestino irritabile, e molto utili nel prevenire e nel ridurre durata e intensità sia di infezioni virali stagionali come il raffreddore e l’influenza sia di allergie dermatologiche, in particolare nei bambini.
Sebbene orientarsi tra gli scaffali dei supermercati nel settore dei prodotti probiotici non sia semplice, gli specialisti invitano il consumatore a fare attenzione alle etichette. Infatti, gli effetti positivi dei probiotici dipendono da fattori quali il ceppo, la quantità, la qualità e la possibilità che i microrganismi arrivino ancora vitali nell’intestino.
Pertanto, chi acquista prodotti probiotici deve cercare di sfuggire all’appeal offerto dai prodotti più pubblicizzati, informarsi su quei prodotti che contengono i probiotici più adatti alle proprie necessità e scegliere questi ultimi, valutando il ceppo e la quantità di microrganismi presenti in ogni dose.
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Di Giuseppe Iorio