Cellule Staminali: Il futuro per la cura della Calvizie

Alopecia

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Il 2011 si apre positivamente per tutti coloro che, alle prese con i problemi estetici e psicologici causati dall’alopecia androgenetica (la forma più comune di calvizie), sperano che la scienza trovi quanto prima una soluzione efficace per evitare che i capelli spariscano gradualmente dalla loro testa.
Difatti, nei primi giorni dell’anno, sono stati resi noti gli esiti di due ricerche, una condotta in Germania, l’altra negli Stati Uniti, che hanno prodotto significativi risultati nell’ambito delle conoscenze sui meccanismi alla base del diradamento progressivo del cuoio capelluto. Entrambe le ricerche, pur svolte in luoghi diversi e da esperti differenti, hanno concentrato la loro attenzione sulle cellule staminali, che sembrano costituire la chiave per poter giungere a rimedi terapeutici definitivi per la cura dell’alopecia androgenetica.


Lo studio tedesco

Roland Lauster e Uwe Marx sono due ricercatori del Politecnico di Berlino che, insieme a un team composto da circa 20 collaboratori, hanno portato a termine un’impresa sin qui mai riuscita prima: coltivare un follicolo pilifero completo di capello ottenuto da cellule staminali.
In pratica, gli studiosi hanno isolato delle cellule staminali prelevate da animali, coltivandole poi in laboratorio per ottenere dei follicoli impiantabili nelle zone calve delle persone colpite da alopecia.

Tutto sulla Caduta dei Capelli

Tutto sulla Caduta dei Capelli

L’unico piccolo inconveniente sta nel fatto che, attualmente, il follicolo ottenuto in laboratorio risulta leggermente più sottile rispetto a un capello normale. Tuttavia, i due coordinatori della ricerca si dicono certi del fatto che, entro breve, i follicoli ottenuti dalle staminali possano raggiungere uno spessore che ne consenta l’impiantabilità. Nel giro di 5 anni, stando alle loro stime, dovrebbe poter essere possibile utilizzare i follicoli coltivati in laboratorio per i trapianti.

Roland Lauster e Uwe Marx sono particolarmente fieri dei risultati della loro ricerca anche per via di un secondo vantaggio: grazie alla loro scoperta, a moltissimi animali saranno risparmiati test per verificare la tossicità di nuovi prodotti, dal momento che gli esperimenti potranno essere tranquillamente effettuati sui follicoli da laboratorio.

Lo studio americano

Nel frattempo, dall’altra parte dell’oceano, per la precisione presso l’Università della Pennsylvania di Philadelphia, il professor George Cotsarelis ha scoperto che la calvizie è determinata da un problema di attivazione delle cellule staminali presenti nei follicoli piliferi.
Cotsarelis è uno dei più autorevoli studiosi al mondo in fatto di calvizie: già nel 2007, un suo studio era stato oggetto di grande interesse da parte dei media internazionali, visto che lo scienziato era riuscito a far ricrescere, nei topi da laboratorio, un folto manto, grazie a delle cellule staminali cutanee.



La ricerca pubblicata recentemente sul Journal of Clinical Investigation si è invece indirizzata sullo studio di capelli umani. Analizzando alcuni campioni di cuoio capelluto appartenenti a soggetti maschili e femminili, calvi e non calvi, Cotsarelis e la sua equipe hanno scoperto che, diversamente da quanto si poteva supporre, la mancata ricrescita dei capelli non è addebitabile a un minor numero di cellule staminali nei follicoli inattivi, bensì al fatto che tali cellule non siano operative.
In sostanza, le staminali risultano “spente”, incapaci cioè di maturare e di costituire delle cellule “progenitrici”.

Il professor Cotsarelis sostiene che, grazie ai dati emersi dalla sua ricerca, non appena risulterà chiaro in che modo le staminali dei follicoli inattivi possano essere rese nuovamente operative, sarà possibile produrre nuovi composti per creare delle rivoluzionarie lozioni anticaduta.

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Di Giuseppe Iorio



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2 Risposte

  1. nicola ha detto:

    Speriamo!!!

  2. Mary ha detto:

    La legge relativa alle cellule staminali in Italia prevede non soltanto la possibilità di effettuare la conservazione autologa, ma anche di realizzare una conservazione allogenica, cioè donare le cellule staminali ad altre persone compatibili.

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