La calvizie comune, o alopecia androgenetica, rappresenta il problema estetico più temuto dagli uomini. Da diversi anni a questa parte, la ricerca scientifica ha messo a punto soluzioni piuttosto efficaci per contrastare il progressivo diradamento del cuoio capelluto.
In particolare, si distinguono il minoxidil e la finasteride, approvati anche dal Ministero della Salute, farmaci che, se utilizzati in modo costante, sono in grado di bloccare, o almeno di rallentare significativamente, l’avanzare del diradamento.
Tuttavia, tali farmaci risultano adatti per chi riesce a intervenire durante le prime fasi del manifestarsi della calvizie. Chi, invece, presenta un diradamento già evidente e necessita di una soluzione che garantisca effetti duraturi nel tempo deve prendere in considerazione l’autotrapianto di capelli, l’unica soluzione definitiva per la calvizie, valida sia per gli uomini che per le donne.
I trapianti di capelli che si eseguivano anni addietro celavano due rischi piuttosto evidenti: la presenza di cicatrici postoperatorie e la scarsa naturalezza dei risultati, il cosiddetto “effetto bambola” degli innesti, con ciuffi di capelli isolati e facili da riconoscere.
A partire dagli anni Settanta del secolo scorso, numerosi chirurghi hanno ideato innovazioni capaci di assicurare autotrapianti dai risultati estetici sempre più apprezzabili. La tecnica migliore in tal senso è, senza dubbio, il microautotrapianto di capelli, proposto in diverse metodiche, tra le quali va segnalata, per la naturalezza, la precisione e l’invasività minima, la procedura messa a punto a Padova dal dottor Carlo Alberto Pallaoro, ovvero il trapianto a singole unità follicolari, noto anche come “Tecnica Trilix”.
Il trapianto a singole unità follicolari
Questo metodo consiste nel prelevare un numero prestabilito di unità follicolari (con 1-4 bulbi piliferi sani) dalla nuca, una zona caratterizzata da capelli geneticamente più robusti. Al posto del bisturi, si adopera il Trilix, uno strumento microchirurgico che consente di prelevare singole unità follicolari lasciando sul cuoio capelluto un foro millimetrico che si cicatrizza nel giro di qualche giorno.
Nella zona ricevente vengono eseguiti centinaia di micro fori, seguendo il modello di rinfoltimento che il chirurgo ha precedentemente pianificato, basandosi sull’entità del diradamento, sulle caratteristiche somatiche e sull’età del paziente. Le singole unità follicolari, impiantate sempre attraverso il Trilix, hanno un diametro che corrisponde esattamente a quello del foro ricevente. In questo modo, i lembi aderiscono con la massima precisione e si evitano processi di cicatrizzazione evidenti.
L’intervento descritto viene eseguito in anestesia locale abbinata a sedazione, e la sua durata massima è di 3-4 ore. Se la zona da rinfoltire ha dimensioni limitate, basta una sola seduta per completare il trattamento. In alcuni casi, tuttavia, il rinfoltimento può avvenire in più intervalli, a distanza di alcuni mesi, in maniera tale che il paziente e coloro che interagiscono con lui si possano abituare con gradualità alla nuova immagine.
Dopo la seduta, sulla zona interessata dal rinfoltimento si formano delle piccole croste che scompaiono nel giro di una settimana circa. Trascorsi 2-3 giorni dal trattamento, si possono iniziare a lavare i capelli, utilizzando uno shampoo suggerito dallo specialista.
I follicoli trapiantati riprenderanno la loro attività fisiologica in modo progressivo, e i capelli inizieranno a crescere in maniera naturale, seguendo il verso appropriato, senza che sia visibile alcun segno dell’intervento subito.
Controindicazioni e Costi
Gli interventi di trapianto a singole unità follicolari sono personalizzati, dunque i costi variano in considerazione di diversi fattori, quali l’entità della zona da rinfoltire, il numero di sedute necessarie, la densità e il numero di follicoli da impiantare, le aspettative del paziente, la struttura presso la quale ci si rivolge. Pertanto, il costo esatto del trattamento si può stabilire solo durante la visita preliminare. Indicativamente, possono occorrere tra i 3000 e gli 8000 euro.
Il trattamento è controindicato per coloro che presentano una zona donatrice inadeguata oppure esiti cicatriziali che rendono problematica l’adozione di questa tecnica.
Di Giuseppe Iorio
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