Distrazioni ed errori: Dipende da alcuni neuroni che si “addormentano”

Avete presenti quelle situazioni in cui cercate un oggetto che avevate sotto gli occhi fino a poco tempo prima e che sembra essere scomparso nel nulla per poi riapparire nel posto più scontato? Sicuramente, qualcosa del genere sarà accaduto anche a voi. La ragione di simili dimenticanze potrebbe essere in alcuni neuroni che, provati a causa di un riposo inadeguato, si “addormentano” per qualche istante, lasciando vigile il resto del cervello.
Questa l’ipotesi di un team di ricercatori dell’Università di Madison, nel Wisconsin (Stati Uniti), che ha realizzato uno studio coordinato dal professor Guido Tononi e pubblicato sulla rivista “Nature”.

Secondo gli studiosi, quando il sonno notturno non è sufficiente al nostro organismo per recuperare tutte le energie, possono aver luogo degli episodi di “sonno locale” che riguardano singoli neuroni e che influenzano negativamente le nostre azioni e le nostre attività cognitive.
Gli esperimenti compiuti su dei topi hanno appunto dimostrato che alcuni neuroni andavano “off-line” quando i roditori venivano costretti a restare svegli per un periodo di tempo superiore ai loro ritmi abituali.



La dottoressa Chiara Cirelli, docente di psichiatria alla scuola di medicina e salute pubblica presso l’ateneo di Madison, spiega che, come noto, è molto difficile concentrarsi quando si è assonnati, il livello di attenzione cala e possono verificarsi episodi di micro-sonno. Ne sono esempi quei soprassalti che si sperimentano quando si è al volante di notte oppure quando si sta guardando un film o uno spettacolo televisivo, cercando di vincere la sonnolenza. Nei casi appena citati, siamo di fronte ad episodi di vero sonno, durante i quali tutti i neuroni scaricano contemporaneamente.
L’esperimento, secondo la ricercatrice, ha evidenziato un fenomeno diverso. In sostanza, monitorando il cervello dei topi tramite l’elettroencefalogramma, si è scoperto che qualche neurone può  addormentarsi anche quando l’animale risulta sveglio e attivo, un fenomeno che comporta delle difficoltà motorie immediatamente evidenti.
La dottoressa Cirelli afferma, inoltre, che in base alle attuali conoscenze scientifiche relative ai meccanismi del sonno dei topi, non ci sono particolari dubbi sul fatto che quanto rilevato nei roditori accada anche negli esseri umani.



E, in tal senso, vale la pena ricordare uno studio realizzato nel 2008 presso l’Università di Lubecca, in Germania, che testò su alcuni volontari l’effetto della privazione di sonno sulla memoria. Ai partecipanti, divisi in due gruppi, furono presentate delle liste di parole da ricordare. Ai soggetti del primo gruppo fu consentito normalmente di dormire la notte successiva, mentre i  membri del secondo gruppo furono tenuti svegli.
Il mattino successivo, ai volontari furono mostrate nuove liste di parole, che contenevano sia termini già presenti nelle liste del giorno precedente sia nuove parole. Coloro che non avevano dormito commisero molti più errori rispetto a chi aveva invece riposato. In particolare, molti soggetti del gruppo che era stato tenuto sveglio erano assolutamente certi di ricordare parole che invece non erano presenti nelle liste del giorno precedente.

Anche diverse altre ricerche compiute negli ultimi anni hanno stabilito che il sonno contribuisce a consolidare l’assimilazione di quanto si è appreso nel corso della giornata. Durante la notte, infatti, il nostro cervello elimina le informazioni superflue, selezionando solo quelle rilevanti e applicandovi una sorta di etichetta, in modo tale che esse siano riconosciute come importanti e vengano conservate nella memoria.

Di Giuseppe Iorio



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