Attraversare un ponte è una cosa comunissima per tutti, fin dall’antichità le civiltà più organizzate costruivano ponti con l’obbiettivo di superare fiumi o burroni.
Lo stesso Cesare racconta nel “De bello gallico” di aver costruito un ponte stabilissimo in un solo giorno, con lo scopo di raggiungere, attraverso il Reno, i nemici Germani, umiliandoli con questa dimostrazione di abilità ingegneristica.
Tuttavia esistono persone che pur di evitare questo esempio di grande capacità costruttiva sarebbero disposti a fare un giro di parecchi chilometri.
Avere paura di un ponte, potrebbe essere una cosa giustificata, ma solo se dobbiamo attraversare uno di quei ponti con travi di legno fradici, attaccati tramite delle corde usurate, che sovrastano un fiume pieno di vortici, tipico di un film del genere “Indiana Jones”, a meno che non ci troviamo di fronte a questa disavventura, i ponti sono generalmente costruiti bene (almeno in Italia), generalmente non uno, ma un intera equipe di ingegneri ci lavora, oggi esistono anche tecniche di costruzione antisismica, paradossalmente pare sarà più sicuro il futuro ponte di Messina che la terraferma da cui partirà.
Il gefirofobico appena vede un ponte inizia ad avvertire una forte sensazione di ansia, a volte incontrollabile, non è tanto il ponte che gli fa paura ma il doverlo attraversare, secondo lui potrebbe succedere di tutto, come un crollo improvviso, l’apertura di una voragine che lo faccia cascare nel vuoto, una raffica di vento che lo faccia volare via; trovarsi all’interno dell’abitacolo di una macchina non aiuta, potrebbe succedere un brutto incidente che gli farebbe perdere il controllo del mezzo piombando fuori dalla carreggiata.
Spesso l’ansia è direttamente proporzionale all’altezza, configurando un quadro clinico strettamente associato all’acrofobia (paura dell’altezza).
Il problema maggiore sta nel fatto che la fobia, con tutto il corteo sintomatologico che ne viene fuori, può essere così elevata da essere pericolosa, favorendo un reale incidente, che potrebbe coinvolgere altre persone a causa di una frenata brusca o comunque della perdita del controllo di un mezzo nelle mani di un paziente gefirofobico in preda al panico.
Il miglior consiglio che si può dare a una persona affetta da gefirofobia è innanzitutto quello di attraversare un ponte insieme a qualche altra persona, meglio un familiare o una persona amica, che possa tranquillizzarlo, distraendolo con una chiacchierata piacevole e rassicurante, con un gioco o una canzoncina, nei casi più gravi si può anche prendere un ansiolitico, dopo aver chiesto consiglio al proprio medico che potrà aiutarlo ad intraprendere un percorso che lo aiuti a superare quella che si presenta come una paura quasi del tutto immotivata.
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Di Donatello Concordia