In un film di David Lynch intitolato “Strade Perdute”, due agenti chiedono a Fred Madison, il protagonista della pellicola, se ha delle videocamere in casa. Lui risponde che non ne possiede, perché preferisce ricordare le cose a modo suo.
Ecco, in realtà potremmo dire che siamo tutti come Fred Madison, perché gli esseri umani ricordano sempre gli eventi passati in modo differente da come quegli eventi sono in realtà avvenuti. Difatti, ogni volta che il cervello richiama un ricordo, ne modifica molti dettagli. Quindi, col passare del tempo, quel ricordo diventa qualcosa di molto diverso rispetto alla forma originaria.
La conferma arriva da una ricerca pubblicata sulla rivista “Journal of Neuroscience”, realizzata da un team di studiosi della Northwestern University Feinberg School of Medicine di Chicago e diretta dalla dottoressa Donna Bridge.
I ricercatori paragonano il processo al quale sono sottoposti i nostri ricordi al gioco del telefono senza fili, quel gioco che si faceva da bambini bisbigliando una frase all’orecchio di un giocatore che a sua volta la bisbigliava ad un altro e così via, fino a che l’ultimo giocatore non pronunciava la frase a voce alta e ne veniva fuori un qualcosa che aveva solo una vaga familiarità con la frase di partenza.
Secondo la dottoressa Bridge e i suoi collaboratori, quando proviamo a rammentare un determinato avvenimento, noi non richiamiamo alla mente l’immagine originaria, bensì una sua versione modificata: quella che abbiamo ricordato la volta precedente e che ha subito varie alterazioni nel corso del tempo.
“La nostra memoria non è affatto statica” sostiene l’autrice principale dello studio. “Se ricordiamo un evento alla luce di un nuovo contesto e di un periodo diverso della nostra vita, la memoria tende a integrare dettagli differenti e inediti”.
Un processo assolutamente involontario, tanto che, di norma, siamo convinti di ricordare i fatti avvenuti come se nella nostra mente esistesse una videocamera capace di restituire fedelmente tutti i dettagli di quanto accaduto, come sottolinea la dottoressa Bridge: “Quando qualcuno mi dice che è sicuro di ricordare esattamente il modo in cui è successo qualcosa, mi scappa da ridere”.
Questa ricerca si pone in scia a tutti gli studi che hanno indagato sulla relativa affidabilità della memoria e che sono molto rilevanti non solo per le implicazioni teoriche nell’ambito delle scienze cognitive ma anche in considerazione del peso delle testimonianze durante i processi giurisdizionali. Secondo la dottoressa Bridge, i testimoni ricordano qualcosa in modo piuttosto preciso solo la prima volta che gli eventi vengono richiamati alla mente. Nelle occasioni successive, invece, il ricordo perde progressivamente vividezza.
di Giuseppe Iorio