“Il cinema non è un pezzo di vita, è un pezzo di torta”, dichiarò Sir Alfred Hitchcock durante un’intervista ai Cahiers du Cinéma, la prestigiosa rivista francese che si occupa di cinema. Il geniale cineasta inglese alludeva all’aspetto evasivo legato alla visione di un film, al desiderio degli spettatori di trovare in una pellicola qualcosa che deliziasse il loro palato contrapponendosi alla monotonia della vita quotidiana.
Certo, è una lettura possibile del mezzo cinema. Ma non è la sola, ovviamente.
La visione di un film, difatti, può rappresentare anche un valido strumento di crescita personale, di autoanalisi, un’esperienza in grado di contribuire a realizzare dei processi di trasformazione e a migliorare la propria consapevolezza di sé.
Sono questi i presupposti teorici dai quali nasce la Cinematerapia, una tecnica che si propone di partire dalle emozioni e dalle riflessioni generate da un film per favorire la presa di coscienza dei propri punti deboli e dei propri punti di forza, il miglioramento del proprio modo di relazionarsi agli altri, la propria capacità di prendere decisioni e di dare avvio ad un percorso di cambiamento.
Cinematerapia: A chi si rivolge e come funziona
Questa forma di terapia è rivolta essenzialmente a coloro che intendono intraprendere un percorso di trasformazione e di crescita personale. Non è necessariamente rivolta a persone affette da patologie di natura psichica o psichiatrica.
La cinematerapia si basa su una serie di appuntamenti in una sala di proiezione. I partecipanti, di norma alcune decine, prima guardano il film previsto, poi vengono divisi in piccolo gruppi di 10/15 persone ed iniziano ad analizzare la pellicola seguendo le indicazioni del terapeuta, che propone una determinata chiave di lettura dell’opera, evidenziandone alcuni aspetti specifici.
Lo scopo del terapeuta è quello di guidare l’interazione e il dialogo tra i partecipanti in modo tale che ciascuno di essi possa ricollegare gli eventi raccontati nel film al proprio vissuto personale.
Tra i film più spesso proposti da chi si occupa di cinematerapia possiamo ricordare:
“Qualcosa è cambiato”, diretto James L. Brooks ed interpretato da Jack Nicholson e Helen Hunt, nel quale si narrano le vicende di uno scrittore affetto da disturbo ossessivo-compulsivo che troverà, grazie all’amore verso una donna, un graduale miglioramento della propria condizione psichica. Questo film è utile per mettere in evidenza gli schemi mentali spesso erronei che dominano i nostri comportamenti.
“Forrest Gump”, diretto da Robert Zemeckis ed interpretato da Tom Hanks, che racconta la storia di un uomo dal quoziente intellettivo molto basso che, grazie alla sua bontà e al suo ottimismo, diventa celebre, ricco e sposa la ragazza dei suoi sogni. Il film costituisce uno spunto ideale per riflettere sul pensiero positivo come spinta propulsiva verso l’accettazione dei nostri limiti e la presa di coscienza delle nostre capacità e verso il raggiungimento della serenità interiore.
“Matrix” diretto da Andy e Larry Wachowski ed interpretato da Keanu Revees, che mostra una società nella quale gli uomini si credono liberi ma sono in realtà controllati da evolute forme di intelligenza artificiale che ne dispongono per i propri scopi. Questa pellicola viene proposta in quanto utile per portare alla luce l’esistenza di prigioni interiori a noi invisibili dalle quali ci si può affrancare solo svincolandosi da alcuni legami col nostro passato.
Se siete interessati, potete trovare ulteriori informazioni e news aggiornate su corsi ed eventi relativi alla cinematerapia sul sito dell’Istituto Solaris, nella sezione “Corsi”.
di Giuseppe Iorio