La Disfunzione Erettile non è più un segreto inconfessabile e, nella maggior parte dei casi, viene affrontata nel modo più corretto, parlandone al proprio medico e intraprendendo un percorso terapeutico capace di risolvere il problema.
È quanto emerge dal Libro bianco intitolato “La DE: cambiamenti nell’immaginario e nella realtà”, realizzato da Datanalysis in collaborazione con Lilly Italia. L’indagine, che è stata svolta mediante centinaia di interviste a medici di medicina generale, specialisti (uro-andrologi, diabetologi e cardiologi), pazienti e rispettive partner, ha inteso confrontare la percezione attuale dei problemi di disfunzione erettile con quella del 2001.
Il primo dato che balza agli occhi potrebbe sorprendere: in Italia, meno di un maschio su dieci (il 9.5%) considera la disfunzione erettile come tema da evitare perché fonte di grande imbarazzo. Per la stragrande maggioranza degli intervistati, infatti, si tratta di un disturbo simile ad altre patologie, da affrontare rivolgendosi a degli specialisti.
Secondo la dottoressa Alessandra Graziottin, direttore del Centro di ginecologia e sessuologia medica dell’ospedale San Raffaele Resnati di Milano, la grande differenza rispetto a dieci anni fa sta nel fatto che le persone affette da questo disturbo sembrano adesso consapevoli della base organica del problema e della necessità di trovare una soluzione farmacologica allo stesso.
Le varie “pillole dell’amore” presenti in commercio vengono ormai considerate affidabili e sicure: nel solo 2011, se ne sono vendute 18 milioni. In particolare, una soluzione farmacologica che gode di crescente apprezzamento tra gli uomini è la cosiddetta “terapia cronica giornaliera”, ovvero l’uso del Tadalafil “Once A Day”, una pillola da assumere quotidianamente e che fornisce effetti molto naturali e spontanei, liberando il pazienta dall’ansia di dover pianificare i propri incontri erotici.
I dati raccolti durante l’indagine evidenziano, inoltre, che gli uomini alle prese con disfunzione erettile sono molto più a loro agio nel discutere del problema con le proprie partner (nel 32.8% dei casi), con il medico specialista (nel 30% dei casi) e persino con altri uomini affetti dallo stesso disturbo (nel 20% dei casi).
Anche le donne sembrano aver maturato una maggiore sensibilità verso il problema, e sono sempre più numerose quelle che scelgono di essere accanto al proprio partner nell’affrontare il problema, ad esempio accompagnando il proprio marito o fidanzato alle visite specialistiche.
C’è però un aspetto sul quale occorre ancora lavorare molto sul piano della comunicazione, come sottolinea il professor Vincenzo Mirone, Segretario generale della Società Italiana di Urologia: il deficit erettile può essere spia di altre malattie serie, come diabete, ipertensione o sindrome metabolica.
Una ragione in più per prendere molto sul serio il problema e non sottrarsi alle necessarie indagini cliniche per risalire all’origine della disfunzione erettile.
di Giuseppe Iorio