Tè Nero, minor rischio di Diabete

Nel nostro Paese, il paziente diabetico medio è un soggetto sovrappeso, ha uno stile di vita sedentario, ha la licenza media e vive nelle regioni del Sud. Questo l’identikit tracciato dall’Italian Barometer Diabetes Observatory dell’Università di Tor Vergata di Roma, presentato di recente al Senato. Il diabete colpisce 2 milioni e 970 mila italiani, ovvero il 4.9% della popolazione, provocando circa 27 mila decessi all’anno.


Scendendo nei dettagli statistici forniti dagli esperti dell’Università Tor Vergata, la patologia tende a manifestarsi nei soggetti sedentari (8%) molto più spesso che nelle persone che svolgono attività sportiva (1%); tra i laureati la diffusione della malattia è inferiore di ben 5 volte rispetto a coloro che hanno conseguito la sola licenza media; i diabetici che vivono nel Mezzogiorno sono più numerosi di quelli residenti al Nord, con il 7.8% dei lucani e il 7.6% dei calabresi affetti dalla patologia contro il 2.6% dei cittadini di Bolzano, il 3.4% di veneti e valdostani e il 3.6% dei lombardi.
Infine, il rischio aumenta notevolmente per i soggetti obesi, che hanno probabilità 60 volte maggiori di sviluppare questa malattia metabolica in confronto a chi conserva il proprio peso forma.

E le previsioni per il futuro sono pessime: si stima che, entro il 2030, i malati aumenteranno del 23%. Un quadro a tinte fosche, quello appena delineato, che rende particolarmente rilevante ogni nuova acquisizione scientifica sulle possibilità di contenere la diffusione del diabete.

Un esempio in tal senso arriva da uno studio realizzato dai ricercatori del Data Mining International di Ginevra e pubblicato sul “BMJ Open” (il British Medical Journal), che prospetta una correlazione tra il consumo abituale di tè nero e una minore incidenza del diabete di tipo 2.

Lo studio ha esaminato il consumo di tè nero in 50 Paesi del mondo per verificare se fossero rintracciabili rapporti tra l’assunzione della bevanda e l’incidenza di alcune malattie. Secondo il dottor Ariel Beresniak, che ha coordinato la ricerca, i dati dimostrano che in Irlanda, nel Regno Unito e in Turchia, Paesi nei quali si bevono quantità di tè pro-capite più elevate, la diffusione del diabete è inferiore rispetto a nazioni come il Brasile e la Corea del Sud, dove invece il consumo di tè è più ridotto.


La spiegazione del fenomeno sarebbe nel metodo di fermentazione del tè nero, che trasforma la catechine in flavonoidi più complessi, chiamatiteaflavineetearubigine”, sostanze che sembrerebbero esercitare su alcune proteine un’azione simile a quella dell’insulina.

Il dottor Beresniak e il suo team, naturalmente, tengono a sottolineare che i risultati emersi dal loro studio devono essere confermati da ulteriori approfondimenti, ma che sono perfettamente coerenti con ricerche precedenti che suggerivano una relazione tra tè nero e prevenzione del diabete.

di Giuseppe Iorio



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