Uno dei più spiacevoli refrain che ci è toccato sentire negli ultimi anni, soprattutto dallo scoppio della crisi economica in poi, vuole che sia necessario aumentare la produttività e, di conseguenza, le ore di lavoro, spesso a parità di retribuzione.
Forse non basterà ad invertire il trend degli ultimi anni, ovvero l’incremento delle ore lavorative settimanali in tutto l’Occidente, ma almeno ci si potrà togliere la soddisfazione di replicare ai sostenitori dei ritmi da stacanovisti che anche la scienza afferma un principio incontrovertibile: se si lavora troppo, senza le adeguate pause e il giusto riposo, si finisce per rendere meno.
Diversi studi recenti si sono occupati del rapporto tra riposo e prestazioni lavorative, come, ad esempio, una ricerca dell’Università di Stanford, realizzata dalla dottoressa Cheri Mah e da alcuni suoi collaboratori. La studiosa americana si è avvalsa del contributo della squadra di basket della sua università per verificare gli effetti di differenti quantità di riposo sulle prestazioni fisiche dei giovani cestisti.
Secondo i dati ottenuti dagli studiosi, i giocatori che dormivano 10 ore nell’arco della giornata, magari riuscendo a riposare un po’ anche dopo pranzo, fornivano migliori performance atletiche e risultavano più precisi nel tiro.
Una seconda ricerca, realizzata presso l’Università di Harvard e coordinata dalla dottoressa Sara Mednick, ha testato una categoria di persone diverse, ossia quella dei piloti d’aereo. Come noto, pilotare un aereo comporta grandissime responsabilità, quindi chi svolge questo lavoro dovrebbe essere sempre estremamente solerte e vigile.
Risultati analoghi anche in questo caso: un riposino di 40 minuti assicurava ai piloti tempi di reazione minori nei test, quindi una maggior prontezza e attenzione. Peraltro, più lungo è il tempo dedicato al riposo diurno, maggiori sono i benefici, tanto che i ricercatori paragonano un sonnellino da 60-90 minuti a ben 8 ore di sonno notturno.
Ma le osservazioni degli esperti non si limitano solo alla quantità di sonno che possiamo concederci nel corso della giornata. A quanto pare, effetti molto positivi sulle prestazioni professionali si ottengono anche quando si ha modo di approcciarsi al lavoro in maniera più rilassata nel lungo periodo.
Infatti, a giovare alle prestazioni mentali e fisiche sono anche delle brevi vacanze di cui godere di tanto in tanto. Staccare la spina per qualche giorno consente al lavoratore di allontanare lo stress e rigenerarsi, migliorando così il proprio rendimento professionale a lungo termine.
Naturalmente, come si diceva, non tutti possono permettersi opportune pause e salutari momenti di relax sul lavoro, per non dire delle frequenti vacanze durante l’anno.
Eppure, il tempo dedicato a ricaricare le pile servirebbe proprio a farci lavorare di meno ma molto meglio. Il punto più complicato è spiegare questo concetto ai datori di lavoro e sperare che abbiano fede nella scienza.
di Giuseppe Iorio