Nella nostra epoca, ormai quasi tutti gli aspetti della vita di tutti i giorni, dalla conversazione tra amici all’interazione erotica, dal gioco d’azzardo allo shopping, hanno una loro forma di attuazione anche online.
Non dobbiamo allora stupirci, e anzi le cronache dei media sono lì a ricordarcelo con frequenza crescente, che anche un fenomeno odioso come il bullismo, quindi la violenza, la derisione, l’umiliazione nei confronti dei più deboli, trovi una sua dimensione digitale in quello che viene definito “cyberbullismo”.
In sostanza, gli episodi di sopraffazione e prepotenza, la crudeltà verso la vittima predestinata, iniziano a trovare nella Rete, in particolar modo nei social network (ma anche nei forum, nei blog oppure nelle chat), il loro luogo d’elezione. Questo nuovo bullismo digitale presenta degli effetti particolarmente perversi, perché l’interazione online consente a chiunque di intervenire e di accodarsi, magari anche coperto dall’anonimato consentito dalla Rete, al coro di minacce e insulti nei confronti della vittima di turno.
Stando così le cose, gli atti di bullismo online possono diventare persino più nefasti e distruttivi rispetto a quelli compiuti a scuola o in strada proprio perché le molestie, attraverso la diffusione istantanea di immagini e parole consentita dalle varie piattaforme digitali, possono apparire alla vittima come una sorta di condanna universale espressa dal web, una spirale dalla quale non esiste via di uscita.
Il bullismo, sia nelle sue forme tradizionali che in quelle digitali, è un problema in crescita anche nel nostro Paese. Una recente indagine condotta dalla Ipsos per conto di Save the children ha rilevato che il 72% degli adolescenti italiani ritiene che il bullismo rappresenti il fenomeno sociale contemporaneo più pericoloso. Inoltre, i dati raccolti durante l’indagine hanno evidenziato che almeno 4 ragazzi su 10 sono stati testimoni di atti di cyberbullismo da parte di coetanei.
La gravita del problema ha spinto la Società italiana di pediatria preventiva e sociale (Sipps) ad intervenire per sensibilizzare l’opinione pubblica sui rischi connessi al cyberbullismo che, secondo il dottor Piercarlo Salari, “non è un semplice atteggiamento aggressivo e prepotente, ma un comportamento che viene messo in atto in modo volontario, si ripete nel tempo e sfrutta consapevolmente alcune caratteristiche di superiorità rispetto alla vittima, come l’età, la forza fisica e la popolarità in rete, spesso legata al numero di contatti acquisiti”.
La Sipps rivolge il proprio appello in particolare ai genitori, invitandoli a vigilare attentamente sull’approccio dei propri figli alla comunicazione telematica.
Da un lato, c’è il pericolo che i ragazzi usino i nuovi mezzi di comunicazione in modo inappropriato, con la possibilità di sviluppare una forma di dipendenza da internet.
Dall’altro, il rischio è quello che i ragazzi possano essere vittime di episodi di cyberbullismo. In questo caso, i campanelli d’allarme sono il rifiuto di discutere coi genitori delle attività svolte online, un calo nel rendimento scolastico, variazioni del tono dell’umore, reazioni aggressive o comunque eccessive, in particolar modo dopo aver trascorso del tempo online.
“Gli atti di bullismo e di cyberbullismo”, aggiunge il dottor Salari,”influenzano negativamente la crescita e la maturazione del soggetto che li subisce, a vari livelli”. Le reazioni più comuni dei ragazzi, a giudizio dell’esperto, sono “ansia, depressione, insicurezza, bassa autostima, ritiro sociale, disinvestimento scolastico e passività. E nei casi più estremi, la piccola vittima può arrivare anche al suicidio, indotto dal timore di aver perso credibilità, dalla frustrazione per la rottura di un legame affettivo o, peggio ancora, dalla diffusione plateale di fotografie in pose o contesti compromettenti”.
La Sipps si propone di arginare e, soprattutto, prevenire il fenomeno del bullismo in tutte le sue forme. A tal fine, è necessario che la famiglia e la scuola interagiscano, stabilendo un percorso comune capace di spingere i ragazzi verso un approccio corretto e consapevole alle nuove tecnologie, già a partire dalla scuola media.
Segnaliamo, infine, la possibilità di consultare il sito internet relativo alla campagna nazionale “Smonta il bullo” (campagna contro la violenza e il bullismo promossa dal Ministero della Pubblica Istruzione), con informazioni e consigli utili per coloro che devono affrontare delle situazioni critiche.
di Giuseppe Iorio