Stress e Cancro, un gene li mette in relazione

Lo Stress è una notevole fonte di malessere per la nostra psiche e per il nostro corpo. Tra gli effetti nefasti connessi allo stress, ovvero alla risposta neuroendocrina attivata dal sistema nervoso in situazioni di difficoltà, c’è anche l’aumento del rischio di sviluppare un tumore.
Non è la prima volta che la scienza stabilisce una correlazione tra stress e incremento del rischio di cancro. Pertanto, le conclusioni di uno studio realizzato presso la Ohio State University e pubblicato sulla rivista “Journal of Clinical Investigation”, più che rappresentare una nuova scoperta, costituiscono una conferma dell’esistenza di questo nesso.
Un gruppo di ricercatori americani, infatti, è riuscitio a individuare un fattore chiave che sembra essere l’elemento di connessione tra stress e sviluppo, diffusione delle metastasi e successiva morte dovuta al cancro.


Si tratta del gene ATF3, che si attiva appunto in condizioni di stress e che dà avvio al processo di autodistruzione (apoptosi) di cellule sane, erroneamente ritenute dall’organismo come danneggiate in modo irrimediabile. Mentre, dunque, le cellule sane vanno incontro alla morte programmata, quelle tumorali, sempre quando il gene in questione si attiva, “ingannano” il nostro sistema immunitario. Le cellule tumorali riescono così, per usare le parole della dottoressa Tsonwin Hai, autrice principale della ricerca, “a muoversi, ad aprire bottega in siti distanti” rispetto a quello in cui si sono sviluppate.

Lo studio si è svolto, in una prima fase, su un campione di 300 donne affette da tumore al seno. Gli esami cui sono state sottoposte le pazienti hanno evidenziato la presenza di un legame tra l’attivazione del gene ATF3 e diffusione delle cellule tumorali.
Una seconda fase della ricerca ha invece utilizzato un modello animale, confermando che, anche nei topi da laboratorio, l’attivazione del gene dello stress favoriva la diffusione delle metastasi fino ai polmoni.
Ora gli esperti sperano di poter mettere a punto nuovi farmaci capaci di regolare l’azione del gene, in modo da ostacolare la propagazione del cancro.

Il lavoro dei ricercatori della Ohio State University va in direzione opposta rispetto a quanto stabilito da uno studio apparso nella scorsa primavera sul British Medical Journal e realizzato da un team di esperti dell’Istituto Finlandese di Medicina del Lavoro, in collaborazione con lo University College di Londra, che avevano portato a termine un’elaborata analisi dei dati contenuti in ben 12 studi che avevano coinvolto, complessivamente, 116 mila soggetti, di entrambi i sessi, con età compresa tra i 17 e 70 anni e residenti in diversi Stati europei.
Lo studio in questione aveva esaminato il rapporto tra stress lavorativo e rischio di tumore. In quell’occasione, però, i ricercatori avevano concluso che non vi fossero prove che attestassero l’esistenza di una connessione tra un’attività frenetica e nervosa sul posto di lavoro e incremento del rischio di sviluppare il cancro. “Sebbene ridurre lo stress lavorativo possa contribuire a migliorare il benessere e la salute delle persone, è improbabile che questo abbia conseguenze sul pericolo d’ammalarsi di cancro“, concludevano i ricercatori finlandesi.


Ad ogni modo, al di là delle possibili correlazioni tra stress e pericolo di sviluppare un tumore, sulle quali non tutti gli scienziati sembrano essere concordi, possiamo di sicuro affermare che lo stress è tutt’altro che positivo per la nostra mente e per il nostro corpo.
Sul nostro blog, trovate numerosi articoli sul tema, ai quali vi rimandiamo se siete alla ricerca di suggerimenti utili per contrastare l’ansia, la tensione, l’irritabilità, i cambiamenti repentini di umore, i problemi del sonno e i numerosi altri sintomi connessi ad una condizione di stress protratta nel tempo.

di Giuseppe Iorio



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