Disoccupazione e precarietà rappresentano, con ogni probabilità, il dramma più nefasto della nostra epoca. Al di là delle evidenti ripercussioni economiche, esistono delle conseguenze molto negative sulla salute di chi deve convivere tutti i giorni nell’incertezza di poter affrontare le spese di sussitenza per sé e per i propri familiari. Diverse ricerche hanno dimostrato che la mancanza o l’intermittenza del lavoro sono associati all’aumento di disturbi come stress e depressione. Ora arriva uno studio, realizzato dai ricercatori dell’Imperial College di Londra e dell’Università di Oulu in Finlandia e pubblicato sulla rivista “PlosOne”, che mette in relazione la precarietà e la disoccupazione con danni ai cromosomi tali da determinare un invecchiamento precoce.
Lo studio è stato condotto su 5620 soggetti di entrambi i sessi. Dopo aver effettuato dei prelievi di sangue sul campione per analizzarne il Dna, i ricercatori hanno rilevato che, negli uomini rimasti senza lavoro per almeno due dei tre anni precedenti i test, le probabilità di avere dei telomeri più corti rispetto ai soggetti con un lavoro regolare e continuativo erano più del doppio.
I telomeri sono delle strutture molecolari che proteggono i cromosomi. La presenza di telomeri più corti è segno dell’invecchiamento cellulare ed è correlata a un rischio maggiore di sviluppare patologie come cancro, malattie cardiovascolari, diabete e osteoporosi.
L’accorciamento dei telomeri è stato registrato solo negli individui di sesso maschile. Sebbene non sia chiara la ragione di questa evenienza, gli studiosi ipotizzano che la spiegazione stia nel fatto che le donne possono contare su un range più ampio di attività socioeconomiche da svolgere, cosa che le rende meno vulnerabili allo stress da disoccupazione.
I ricercatori hanno preso in considerazione anche altri fattori capaci di influire sull’accorciamento dei telomeri, come le condizioni di salute dei soggetti, i loro titoli di studio, il loro indice di massa corporea, escludendo che i danni ai cromosomi potessero dipendere da tali fattori.
La dottoressa Leena Ala-Mursula, coordinatrice dello studio insieme alla dottoressa Jessica Buxton, sottolinea che molte ricerche hanno già collegato la disoccupazione a lungo termine con danni alla salute, ma che quella realizzata da lei e dai suoi colleghi è la prima “a mostrare un effetto a livello cellulare e a sollevare preoccupazioni sugli effetti a lungo termine della disoccupazione in età adulta“.
L’esperta conclude che le strategie di promozione della salute dovrebbero concentrarsi su questo tema, sulla necessità per le persone di mantenere il proprio posto di lavoro. Un parere perfettamente in linea con quanto dichiarato da diversi economisti, come Paul Krugman, il quale da tempo sostiene che la priorità economica di questi anni sia affrontare il problema della disoccupazione di massa.
di Giuseppe Iorio