
Asparago Selvatico
Il primo sole marzolino ha risvegliato in me la voglia di primavera e con questa il desiderio di andare nei boschi a cercare e fotografare gli asparagi selvatici e condividere il mio sapere con le persone che hanno la cultura del rispetto della natura strizzando l’occhio verso la tradizione.
Raccomando a tal proposito una sagra paesana nel comune di Ancona: Avacelli di Arcevia.
Sono svariati anni che qui il primo maggio si svolge questa sagra in onore dell’asparago selvatico o di montagna. L’evento richiama molti turisti che oltre visitare il Castello di Avacelli (roccaforte medioevale) hanno la possibilità di degustare le “eccellenze” eno-gastronomiche della mia regione: le Marche e ovviamente pietanze a base di asparagi.
E’ proprio una tradizione da noi (ma credo un po ovunque per l’Italia) andare alla loro ricerca. Nemmeno l’insidia delle vipere che si crogiolano al primo tepore primaverile ci dissuadono ! Parliamo dunque dell’asparago a tutto tondo!
Il nome scientifico è asparagus acutifolius, appartiene alla famiglia delle asparagacee.
L’asparagiaia da cui deriva l’asparago è una pianta perenne, ha un fusto eretto legnoso che raggiunge anche i 2 metri di altezza, le foglie sono rigide e pungenti, i fiori sono molto piccoli di colore biancastro, ma ciò che a noi interessa sono i turioni (i giovani germogli). Questi si raccolgono generalmente dalla metà del mese di marzo fino a maggio. Consiglio di non raccoglierli dopo questo lasso di tempo per due motivi: perdono le loro proprietà nutrizionali e fitoterapiche nonché udite…udite: vengono infestati da piccoli parassiti che non ispirano molta simpatia!
Gli asparagi selvatici li trovate nei boschi di cerro, lecci querce, ed essendo infestanti anche nelle siepi ed incolti. Li potete anche piantare nel vostro giardino in quanto non necessitano di molte attenzioni, però volete mettere il gusto di andare nei boschi a cercarli? Basta avere l’accortezza di munirsi di un bastone per far allontanare le eventuali vipere che qualche volta deputano a loro casa quei cespugli cosi’ intricati e spinosi, e poi gli asparagi coltivati negli orti o giardini posseggono in misura inferiore la concentrazione di nutrienti. Vediamoli!
L’asparagina , un amminoacido che ha alte proprietà diuretiche e si presta bene nella cura di neoplasie quali la leucemia linfocitica e tumore del colon, sali minerali tra cui molto significativa è la concentrazione di potassio che esplica la sua azione drenante utile per chi soffre di ritenzione idrica, causa di edemi e cellulite. Antiossidanti, complesso di vitamine del gruppo B e folati.
Nella antica fitoterapia si usava la radice di asparago come decotto, per la diuresi ma anche per problemi legati al sonno. Ha un inconveniente il caro asparago: è molto ricco di acidi urici e ciò crea molti problemi a chi soffre di calcolosi renale perché potrebbero indurre le dolorose “coliche”. Chi ha subito un intervento per calcolosi è meglio che si astenga dal suo utilizzo o quanto meno ne consumi saltuariamente modiche quantità.
A tutti sono note le svariate preparazioni culinarie degli asparagi e non voglio propinarvene altre, mi preme solo mettervi a conoscenza di una ricetta che mi ha dato una “nonnina” del maceratese.
E’ mia intenzione che la cultura e le tradizioni popolari di un tempo non vengano dimenticate e con queste la riscoperta di quei sapori antichi che a volte ci rendono nostalgici e curiosi. Quella nonnina mi ha dato col cuore questa ricetta che lei da bimba soleva preparare quando i familiari erano intenti nei lavori dei campi. Era persino commossa dal mio interessamento!
Come per le altre ricette antiche vi do l’originale e sta a noi rimodernarle (se lo si vuole) con la fantasia e con ciò che si dispone in cucina .
ASPARAGI IN GRATELLA
1 grosso mazzo di asparagi selvatici
olio extravergine
sale e pepe quanto basta
Vi occorre una graticola e i carboni accesi di un camino se non lo avete usate il barbecue.
Dopo avere eliminato i gambi più duri, mettete gli asparagi allineati su una graticola e appoggiatela sulla brace.
Girate spesso fino a cottura, vi bastano 3, 4 minuti. Metteteli in un piatto di portata, condite con sale e olio, chi vuole anche con un goccio di limone e voilà…. ecco accontentata nonna Rosaria di Sarnano!