Dieta, troppe proteine danneggiano quanto il fumo

Seguire una dieta a elevato contenuto di proteine è una scelta pericolosa per la salute tanto quanto quella di fumare. È quanto sostiene un team di esperti della University of Southern California, con sede a Davis (California) che, sotto la guida di un docente italiano, il professor Valter Longo, ha esaminato le abitudini alimentari di 6.318 individui di età superiore ai 50 anni. Il gruppo di ricercatori ha verificato quali associazioni vi fossero tra la quantità di proteine assunte e il rischio di sviluppare un tumore.

Nelle conclusioni della ricerca, riportate sulle pagine della rivista “Cell Metabolism”, gli studiosi hanno osservato come i soggetti che assumevano abbondanti dosi di proteine, in particolare quelle di origine animale presenti nella carne rossa, nel latte e nei formaggi, corressero un rischio di morte prematura superiore del 74% rispetto a coloro che invece ne limitavano l’apporto.


E se si va a prendere in esame il solo dato relativo all’incremento del rischio di essere colpiti da un tumore connesso a una dieta iperproteica, si resta davvero sbigottiti: le probabilità di ammalarsi di cancro da parte di un soggetto che segue un’alimentazione ricca di proteine ammonterebbero, secondo i calcoli degli studiosi americani, al 353% in più rispetto a quelle corse da chi assume una quantità più contenuta di proteine. Un dato già eclatante di per sé, che diventa ancor più spiazzante quando si scopre che il rischio di essere colpito da un tumore attribuito a un fumatore è superiore “solo” del 300% rispetto a quello stimato per un non-fumatore.
In altre parole, quando il professor Longo e colleghi paragonano i potenziali danni all’organismo connessi all’eccesso di proteine assunte con la dieta con quelli derivanti dal vizio del fumo, le loro affermazioni non costituiscono una semplificazione giornalistica, ma vanno prese alla lettera.

A questo punto, è lecito chiedersi cosa intendano gli studiosi quando parlano di dieta a elevato contenuto proteico. Secondo gli esperti dell’università californiana, rientra in questa categoria una dieta in cui le proteine (animali o vegetali) forniscono una percentuale pari o superiore al 20% dell’apporto calorico quotidiano. Se tale percentuale è invece compresa tra il 10% e il 19%, la dieta è considerata a moderato contenuto proteico. Ma questa opzione non pare particolarmente tranquillizzante, dal momento che risulta anch’essa associata a un netto aumento del rischio di sviluppare un cancro.

Per uscire fuori dalla zona pericolo bisogna invece optare per una dieta a basso contenuto proteico, cioè fare in modo che meno del 10% dell’apporto giornaliero di calorie derivi dalle proteine.
Inoltre, come si diceva sopra, anche la scelta della tipologia di proteine è fondamentale. “Alcune proteine sono meglio di altre”, spiega il professor Longo, “per esempio quelle di origine vegetale come i legumi”.


E, quando si tratta di scegliere all’interno della categoria “proteine animali”, meglio privilegiare quelle fornite dal pesce perché, come sottolineano gli scienziati, a differenza di quanto accade con la carne rossa, “non esistono prove che il pesce faccia male”.

Infine, occorre mettere in evidenza che le conclusioni degli esperti americani sembrano valide soltanto per i soggetti di età inferiore ai 65 anni. Difatti, le proteine animali controllano il fattore di crescita IFG-1, un ormone connesso a diverse patologie, i cui livelli, proprio a partire dai 65 anni, calano sensibilmente, determinando la perdita di massa muscolare ma, nello stesso tempo, allontanando i pericoli per la salute causati da una dieta iperproteica.

di Giuseppe Iorio



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