Smartphone e tablet, l’insonnia è in agguato

La tecnologia influenza non soltanto, e in modo sempre più evidente, le nostre attività quotidiane, ma anche il nostro rapporto con il riposo notturno. Probabilmente, anche per esperienza diretta, molti di voi avranno notato che l’abitudine di avere con sé a letto pc portatili, tablet e smartphone pregiudica la qualità del sonno.
A segnalare i rischi connessi con questa dipendenza dai dispositivi tecnologici che si prolunga oltre le ore diurne, arriva una ricerca realizzata dagli studiosi dell’Università della California di San Francisco e diretta dal dottor David M. Claman. I ricercatori americani sostengono che un numero crescente di persone tiene lo smartphone o il tablet sul comodino della propria camera da letto anche mentre dorme.


Spesso, questa scelta viene giustificata dalla necessità di controllare l’ora, tuttavia molti di coloro che tengono accesi i propri dispositivi mobili anche di notte non si limitano a verificare l’ora esatta per poi riaddormentarsi ma controllano gli sms, la posta elettronica, gli aggiornamenti sul proprio profilo Facebook. Un comportamento che determina la comparsa di stati di ansia e insonnia, disturbi sempre più diffusi tra le persone di età compresa tra i 20 e i 30 anni.

I ricercatori hanno indagato sulle cause dei disturbi del sonno dovuti all’utilizzo notturno di apparecchi tecnologici, giungendo alla conclusione che una delle ragioni di questo fenomeno risieda nella luce blu prodotta dagli schermi retroilluminati di portatili, tablet e smartphone. Questo tipo di luce, infatti, interferisce con il ritmo circadiano perché provoca una riduzione della melatonina, ormone che contribuisce a regolare il ciclo sonno-veglia, e può così determinare quella che il neuroscienziato Orfeu Buxton definisce “vigilanza minacciosa”, ossia uno stato di ansia prolungato che ci tiene svegli anche di notte.

Per evitare problemi di insonnia e godere di un sonno ristoratore, gli esperti suggeriscono di far trascorrere non meno di mezz’ora tra il momento in cui si spengono i dispositivi tecnologici e quello in cui si va a letto.


Fin qui gli aspetti negativi del rapporto tra sonno e dispositivi mobili. Ma si potrebbe dire che non tutta la tecnologia vien per nuocere al sonno, in quanto smartphone e tablet possono, se utilizzati secondo specifiche modalità, rivelarsi utili per avere un riposo notturno più soddisfacente. Ci riferiamo alle varie applicazioni ideate per migliorare la qualità del sonno, strumenti che misurano il numero di risvegli notturni, i movimenti compiuti mentre si dorme, il battito cardiaco, la respirazione e tutti gli altri parametri che potrebbero essere valutati solo in laboratorio con un completo monitoraggio del sonno.

Grazie a queste applicazioni, tra le quali citiamo “Sleeprate”, messa a punto dai ricercatori del dipartimento di fisica medica dell’Università di Tel Aviv, si potrà scoprire quanto tempo impieghiamo per raggiungere un sonno stabile, quanto durano le nostre sessioni di sonno, quante volte ci si risveglia durante la notte.
Diversi esperti ritiengono che simili app, nonostante i loro limiti, possano rivelarsi particolarmente utili per valutare, almeno a grandi linee, la qualità del sonno. Difatti, se è innegabile che uno specialista non possa certo effettuare una diagnosi precisa esaminando i dati forniti da semplici dispositivi mobili di uso comune, non si può negare che queste applicazioni possano segnalare delle anomalie del sonno che suggeriscono la necessità di esami di approfondimento.

di Giuseppe Iorio



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