WhatsApp, l’uso prolungato può nuocere ai polsi

Su questo blog, ci siamo occupati spesso di quello che potremmo definire il “dark side of technology”, cioè il lato oscuro della presenza sempre più pervasiva da parte dei dispositivi tecnologici nella nostra vita. E abbiamo messo più volte in evidenza come l’abuso di smartphone, tablet e pc e l’eccesso di tempo trascorso online possa determinare problemi sul piano psichico, come fenomeni di dipendenza da internet, stress e ansia connessi all’utilizzo dei social network come Twitter e Facebook, o, ancora, disturbi del sonno.


In alcuni casi, però, stabilire un rapporto compulsivo con le nostre apparecchiature informatiche comporta rischi non solo per il nostro equilibrio mentale, ma anche sul piano fisico. È il caso di un nuovo disturbo di cui si è occupata la prestigiosa rivista scientifica inglese “The Lancet”, sulla quale è comparso un articolo relativo a quella che è stata definita “WhatsAppitis”, che possiamo tradurre in italiano come “WhatsAppite”. Si tratta di un problema che si manifesta con dolore e gonfiore ai polsi in coloro che fanno un uso smodato di WhatsApp, la celebre applicazione di messaggistica istantanea per smartphone che consente di comunicare e inviare file multimediali ai propri contatti.

L’articolo comparso sul Lancet prende spunto dal caso di una donna di 34 anni che ha dovuto far ricorso alle cure dell’ospedale dell’Università Generale di Granada, in Spagna, dopo aver chattato su WhatsApp per 6 ore consecutive. Il prolungato movimento delle dita per un tempo così consistente ha provocato nella donna un forte dolore a entrambi i polsi, che ha richiesto la somministrazione di farmaci antinfiammatori e l’invito a evitare l’utilizzo dell’applicazione per qualche giorno.

La dottoressa Ines Fernandez-Guerrero, che si è occupata dalla paziente, ha riferito che la donna non aveva avuto traumi e non era stata impegnata in alcuna attività fisica eccessiva nei giorni precedenti la comparsa dei sintomi. La dottoressa ha così informato i suoi colleghi in merito alle possibili lesioni che alcuni pazienti possono subire quando utilizzano i servizi di messaggistica in modo spropositato.


La vicenda appena descritta ne ricorda una analoga che risale agli anni Novanta, quando la diffusione del GameBoy Nintendo, la nota console portatile per videogiochi, aveva indotto i media a coniare il termine “Nintendinite” per far riferimento ai dolori e alle difficoltà di movimento lamentati dai ragazzi che trascorrevano troppo tempo a giocare con il dispositivo.
E, sempre a proposito di effetti collaterali connessi all’eccesso di ore dedicate all’uso di strumenti tecnologici, non possiamo fare a meno di ricordare che passare troppo tempo al pc, muovendo di continuo il mouse, può determinare la comparsa di un altro disturbo piuttosto fastidioso, la sindrome del tunnel carpale.

di Giuseppe Iorio



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