Il Diabete è una delle patologie che fanno registrare un incremento dell’incidenza di anno in anno, tanto che l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) definisce la diffusione di questa malattia come una vera e propria “epidemia” e fornisce, in tal senso, delle stime inequivocabili: se nel 1995 i soggetti diabetici presenti in tutto il mondo erano 135 milioni, nel 2025 il loro numero sarà praticamente raddoppiato, ammontando a 250-300 milioni. L’aumento del numero di persone affette da questa patologia non viene registrato solo nei Paesi industrializzati, ma, da qualche tempo a questa parte, anche nei Paesi in via di sviluppo.
In Italia, i soggetti colpiti da diabete sono 3.6 milioni, e circa 6 milioni di persone (il 10% della popolazione) vengono considerate ad alto rischio. Negli Stati Uniti, il numero di persone affette da diabete è quasi raddoppiato negli ultimi 10 anni e, attualmente, si stima che a essere colpiti da questa malattia cronica siano circa 26 milioni di americani.
Leggendo questi dati, risulta chiaro come gli scienziati di tutto il mondo siano costantemente impegnati nella ricerca di nuove soluzioni per prevenire e curare questa malattia cronica.
Tra questi ultimi, vanno sicuramente annoverati i ricercatori della Wayne State University (WSU), con sede a Detroit, nel Michigan, i quali hanno scoperto che l’estratto di buccia d’uva – in inglese “grape skin extract” (GSE) – è attivo nel tenere sotto controllo la glicemia, inibendo l’iperglicemia postprandiale. Il GSE, secondo gli autori dello studio finanziato dal National Center for Complementary and Alternative Medicine del National Institutes of Health, potrebbe dunque costituire una nuova frontiera nell’ambito della prevenzione e della terapia del diabete di tipo 2.
“La speranza è che la nostra ricerca possa finalmente condurre con successo allo sviluppo di un intervento nutrizionale mirato e sicuro per sostenere la prevenzione e il trattamento del diabete”, spiega il professor Kequan Zhou, docente di scienze nutrizionali e principale autore della ricerca. “Il nostro studio fornisce importanti dati preclinici relativi ai meccanismi antidiabetici, all’efficacia biologica e alla sicurezza dell’estratto di buccia d’uva, che dovrebbe facilitare l’eventuale traduzione in futuri studi clinici per valutare il GSE e i suoi componenti come interventi per il diabete sicuri e a basso costo”.
Secondo la dottoressa Gloria Heppner, vice presidente per la ricerca presso la Wayne State University, lo studio portato a termine dal professor Zhou e dai suoi collaboratori rappresenta una grande speranza per poter mettere a punto un trattamento contro il diabete di tipo 2 naturale e privo di effetti collaterali dannosi per i milioni di persone colpite da questa malattia, che si diffonde in modo sempre più preoccupante anche tra bambini, adolescenti e giovani adulti.
di Giuseppe Iorio