Più brillanti e acuti se si parlano altre lingue

Conversazione più fluente, maggiore prontezza agli stimoli verbali, memoria più performante, elaborazione del pensiero più rapida e rallentamento dell’invecchiamento cerebrale, con effetti positivi nella lotta contro il declino cognitivo e le malattie degenerative della terza età, a partire dal morbo di Alzheimer: sono tutti i vantaggi associati alla capacità di parlare due o più lingue. Lo stabilisce una ricerca realizzata presso il Centre for Cognitive Ageing and Cognitive Epidemiology dell’Università di Edimburgo, in Scozia, con il coordinamento del dottor Thomas Bak, e pubblicata sulla rivista “Annals of Neurology”.


Per analizzare il rapporto tra prestazioni cognitive e apprendimento delle lingue, gli studiosi hanno sottoposto 853 persone nate nel 1936, tutte di madrelingua inglese, a una serie di test di intelligenza. I soggetti avevano già preso parte, quando avevano solo 11 anni, cioè nel 1947, a una ricerca denominata “Scottish Mental Survey” che intendeva valutare il quoziente intellettivo dei ragazzi scozzesi dell’epoca. Confrontando poi i dati relativi al QI rilevato nel 1947 con quello misurato oggi, gli esperti hanno notato come tutti coloro che parlavano almeno due lingue avessero ottenuto risultati migliori nei test rispetto a quanto non ci si potesse attendere sulla base dei test svolti quando erano ragazzini.

Nel dettaglio, tra i soggetti coinvolti nell’esperimento, 262 hanno dichiarato di essere in grado di comunicare in almeno una lingua diversa dall’inglese. Di questi ultimi, 195 hanno imparato la seconda lingua prima dei 18 anni, mentre 65 l’hanno appresa dopo aver compiuto 18 anni.
Tuttavia, il fatto di aver imparato la seconda lingua da giovanissimi, quindi durante l’infanzia o l’adolescenza, oppure di averla appresa in età adulta, non costituiva un fattore dotato di influenza sui punteggi ottenuti nelle prove. “Questi risultati”, commenta il dottor Bak, “sono di notevole rilevanza pratica. Milioni di persone in tutto il mondo imparano una seconda lingua in età avanzata. Il nostro studio dimostra che il bilinguismo, anche quando acquisito in età adulta, può fornire un piccolo vantaggio per l’invecchiamento cerebrale”.


Bisogna evidenziare che i risultati dello studio scozzese fanno emergere la presenza di un’associazione tra capacità di parlare una o più lingue diverse da quella madre e una maggior lucidità mentale, senza però dimostrare l’esistenza di un rapporto di causa-effetto tra i due fenomeni.
In ogni caso, come affermano gli autori della ricerca, si tratta di un passo avanti fondamentale nella comprensione degli effetti del bilinguismo sul nostro cervello, effetti che sarà necessario studiare in modo ancora più approfondito, così da poter fornire alle persone più anziane dei consigli utili per proteggere le proprie capacità intellettive dal declino cognitivo.



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