Scoperta una molecola che influisce sulla depressione

donna tristezza

Buone notizie sul fronte della lotta contro la depressione, un disturbo dell’umore la cui diffusione è in costante aumento, anche a causa dei lunghi anni di crisi economica e sociale che stiamo attraversando. Secondo le previsioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, nel 2020 la depressione sarà la seconda causa di disabilità nel mondo, e nel 2030 diventerà addirittura la patologia cronica più comune sul pianeta.
In virtù di quanto appena sottolineato, ogni novità positiva riguardante scoperte scientifiche capaci di prospettare nuovi percorsi terapeutici nell’ambito del trattamento della depressione viene salutata con grande soddisfazione.


In questo caso, a dare nuove speranze a quanti sono vittime del male oscuro e non riescono a uscirne nonostante le terapie seguite è uno studio pubblicato sulle pagine della rivista “Nature Medicine” e realizzato dagli esperti della McGill University, con sede a Montreal, in Canada. I ricercatori hanno identificato una nuova molecola, presente solo negli esseri umani e in altri primati, i cui livelli risultano sensibilmente più bassi negli individui che soffrono di depressione.

Il team di studiosi, coordinato dal professor Gustavo Turecki, docente presso il Dipartimento di Psichiatria dell’ateneo canadese, ha condotto dei test su un gruppo di individui affetti da depressione e in terapia con il citalopram, un farmaco antidepressivo che fa parte della categoria degli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI). I ricercatori hanno potuto osservare che, prima di iniziare il trattamento farmacologico, nei soggetti depressi venivano registrati livelli di una molecola denominata “miR-1202” più bassi rispetto agli individui che non soffrivano di depressione. Dopo l’assunzione degli antidepressivi, i livelli della molecola aumentavano in contemporanea al miglioramento clinico dei sintomi depressivi.

La molecola in questione, miR-1202, appartiene alla classe dei microRNA – molecole scoperte di recente che agiscono come regolatrici dell’espressione genica in diversi organismi e che sono deputate a cambiare le funzioni delle cellule, regolarne la specializzazione o stimolarne la proliferazione – e la sua funzione principale è quella di regolare l’attività di un importante recettore del glutammato, uno dei principali neurotrasmettitori eccitatori del cervello. Secondo gli autori dello studio, miR-1202 potrebbe, da un lato, essere utile come biomarker della depressione e, dall’altro, rivelarsi essenziale dal punto di vista terapeutico.


“Anche se gli antidepressivi sono chiaramente efficaci”, commenta il professor il professor Turecki, “va tenuto conto della variabilità con cui gli individui rispondono al trattamento antidepressivo. Abbiamo infatti osservato che i livelli di miR-1202 sono molto diversi tra gli individui depressi. Per questo motivo, la nostra scoperta potrebbe fornire un potenziale punto di partenza per lo sviluppo di nuovi e più efficaci trattamenti nella cura della depressione“.

di Giuseppe Iorio



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