Telepatia, un esperimento ne prova la possibilità

Quando si parla di “telepatia” si entra in territori che sono tipici della fantascienza. Ma, come spesso accade, quello che appare scientificamente e tecnologicamente impraticabile in una data epoca, può diventare realtà concreta e tangibile in un’epoca successiva. Soltanto 20 anni fa, chi avrebbe mai immaginato che, di lì a non molto, sarebbe stato possibile inviare ai propri amici, in tempo reale, non solo messaggi di testo, ma anche interi libri, fotografie, brani musicali, filmati?
Dunque, anche se l’esperimento che descriveremo di seguito appare ancora embrionale, qualcosa che può configurare solo alla lontana un caso di telepatia, non è detto che, nel giro di alcuni anni, non si possa effettivamente giungere a comunicare limitandosi a trasmettere il proprio pensiero a un altro essere umano, senza necessità di parlare o di digitare i nostri messaggi.


Di questo esperimento si è occupata la rivista scientifica “PLOS ONE”, che ha dedicato a un articolo ai test realizzati dal professor Alvaro Pascual-Leone, docente di neurologia alla facoltà di medicina di Harvard, in collaborazione con un gruppo di ricercatori dell’Università di Barcellona.
Il team di scienziati ha reclutato quattro soggetti, di età compresa tra i 28 e i 50 anni, ed è riuscito a far sì che il cervello di uno dei partecipanti trasmettesse brevissime parole (nella fattispecie “Hola” e “Ciao”) al cervello degli altri tre, che si trovavano a una distanza di oltre 8 mila chilometri (il messaggio è stato trasmesso dall’India alla Francia).

I soggetti erano collegati a delle interfacce neurali e la loro attività cerebrale veniva monitorata tramite un elettroencefalogramma (EEG) collegato a Internet. Una delle quattro persone rappresentava il mittente, gli altri tre i destinatari del messaggio. I ricercatori hanno transcodificato le due parole da trasmettere in codice binario, che il mittente ha tradotto in impulsi neurali inviati tramite internet ad apparecchiature usate per effettuare la stimolazione magnetica transcranica della corteccia cerebrale dei riceventi. Questi ultimi, dunque, hanno visualizzato dei flash luminosi corrispondenti a sequenze binarie che, una volta decodificate, hanno consentito loro di interpretare il messaggio testuale.


Dopo la riuscita di questo esperimento, i ricercatori si dichiarano ottimisti circa la possibilità di giungere, in un futuro non troppo lontano, a degli interscambi diretti tra cervello umano e computer, decodificabili da un cervello connesso a un altro computer.
Anche se questo tipo di interazione potrebbe apparire, a una prima valutazione, molto complessa e poco utile sul piano pragmatico, gli autori dell’esperimento invitano a pensare a situazioni particolari in cui questa modalità di comunicare potrebbe diventare risolutiva, come nel caso di mittenti per i quali è impossibile inviare messaggi verbali, cosa che capita, ad esempio, alle persone colpite da paralisi.

di Giuseppe Iorio



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