Da svariati secoli, le virtù salutari del Miele sono note all’uomo: basti pensare che, già tremila anni fa, la medicina ayurvedica lo riteneva purificante, antitossico e vermifugo, mentre Pitagora, che era solito consumarlo quotidianamente, lo considerava un elisir di lunga vita.
Le sue proprietà battericide gli valgono la fama di antibiotico naturale, tanto che uno dei rimedi della nonna più diffuso per difendersi da tosse, mal di gola e raffreddore all’arrivo dei primi freddi consiste in un cucchiaino di miele da sciogliere nel latte o nel tè, oppure da spalmare su una fetta di pane.
Considerato quanto appena riportato, non sorprende l’esito dello studio condotto da un team di ricercatori dell’Università di Lund, in Svezia, i quali hanno scoperto nel miele grezzo (cioè quello non pastorizzato né trattato in altro modo) la presenza di 13 batteri lattici capaci di produrre numerosi composti antimicrobici attivi efficaci contro alcuni agenti patogeni che causano infezioni insidiose per gli esseri umani, come, ad esempio, lo Staphylococcus aureus meticillino-resistente (MRSA), resistente agli antibiotici beta-lattamici, tra cui le penicilline.
Quello della resistenza agli antibiotici sta diventando, in Occidente, un problema sempre più grave: da alcuni anni a questa parte, non si contano gli allarmi lanciati dagli esperti, non ultimo quello scandito la scorsa primavera dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, che paventava la possibilità che diverse patologie attualmente curabili potessero rivelarsi nuovamente letali senza un’azione urgente.
Proprio alla luce di tale questione, l’identificazione dei 13 batteri lattici da parte dei ricercatori scandinavi si rivela quanto mai promettente, dato che tali batteri hanno dimostrato di essere in grado di neutralizzare i superbatteri, cioè i batteri resistenti alle terapie, con cui venivano in contatto in laboratorio. Oltre ai test in provetta, sono stati effettuati anche esperimenti su alcuni cavalli le cui ferite cutanee non potevano essere curate con gli antibiotici tradizionali. Una miscela di miele e di batteri lattici, applicata sulle ferite dei cavalli, si è rivelata invece estremamente efficace nel favorire la guarigione degli equini.
I 13 batteri lattici sono presenti, come si diceva, soltanto nel miele grezzo, quindi il miele che si acquista abitualmente nei supermercati ne è privo. Tali batteri, che provengono dallo stomaco delle api (dove il miele viene immagazzinato nell’attesa di essere poi collocato nell’alveare), sono “attivi da milioni di anni per proteggere sia la salute delle api che il miele contro l’azione patogena di altri microrganismi”, come spiega il dottor Tobias Olofsson, autore principale della ricerca.
Gli studiosi svolgeranno ora ulteriori indagini per verificare l’effettiva portata dell’azione dei batteri contenuti nel miele contro le infezioni resistenti agli antibiotici che colpiscono gli esseri umani. Una conferma di risultati incoraggianti quali quelli riportati sulle pagine dell’International Wound Journal, rivista sulla quale è stato pubblicato lo studio, avrebbe riflessi positivi sia per i Paesi occidentali, per via della crescente resistenza agli antibiotici, sia nei Paesi in via di sviluppo, dove l’accesso alle terapie antibiotiche è, come ben noto, più problematico.
di Giuseppe Iorio