“Chi beve birra campa cent’anni”, era questo lo slogan di una delle prime campagne pubblicitarie italiane della bevanda bionda, rossa o scura, coniato in epoca fascista, per la precisione nel 1929, e sopravvissuto fino ai giorni nostri, alla stregua di un motto popolare.
E, se consumata con moderazione e cautela, la birra risulta, come stabilito da alcuni studi, effettivamente utile nella prevenzione del cancro e delle malattie cardiovascolari grazie ai suoi polifenoli e ad altri suoi microcomponenti dotati di azione antiossidante.
Di recente, i media anglosassoni sono tornati a occuparsi dei benefici della birra in seguito a una ricerca realizzata presso la Oregon State University, negli Stati Uniti, e diretta dal dottor Daniel Zamzow. Dal momento che gli studiosi americani hanno scoperto gli effetti benefici sul cervello connessi all’assunzione di un flavonoide presente nel luppolo, sui quotidiani e sui siti di informazione sono comparsi articoli che, nel descrivere lo studio, non mancavano di fare dell’ironia in merito ai presunti effetti positivi della birra sulla memoria e sulle altre funzioni cognitive. In realtà, si trattava solo di battute, anche abbastanza naturali, essendo universalmente noti i danni provocati dall’abuso di alcolici sul cervello.
Quindi, per fare chiarezza, gli autori della ricerca in questione non hanno preso in considerazione gli effetti della birra sulle funzioni cognitive, ma hanno testato invece l’influenza dello xantumolo, flavonoide contenuto nel luppolo, sulle performance cognitive, in particolare su un processo chiamato “palmitoilazione”, un meccanismo che indebolisce le sinapsi perché causa una modifica di determinate proteine, molte delle quali fondamentali per la trasmissione intracellulare dei segnali.
Così, gli esperti americani hanno somministrato a un gruppo di topi un integratore a base di xantumolo, verificando come, negli esemplari più giovani, la sostanza rallentasse la palmitoilazione, migliorandone la memoria e la flessibilità cognitiva (la capacità di sviluppare modelli mentali più efficaci per risolvere problemi in maniera più celere). Un effetto positivo che, però, non è stato riscontrato nei roditori più anziani, per i quali il flavonoide del luppolo non sembrava influire né sulla palmitoilazione né sulle loro prestazioni cognitive.
Proprio per sgombrare il campo da possibili equivoci, gli autori della ricerca hanno precisato che, per raggiungere la stessa quantità di xantumolo utilizzato nel corso della ricerca, un essere umano dovrebbe bere circa 2 mila litri di birra ogni giorno. Una quantità da Oktoberfest!
In definitiva, dallo studio, pubblicato sulla rivista “Behavioural Brain Research”, non verrà fuori una superbirra capace di deliziare il palato e, allo stesso tempo, di rinvigorire la nostra memoria. Dovremo accontentarci di qualche boccale di integratore di xantumolo.
di Giuseppe Iorio