Come noto, l’essere umano è un animale sociale, e buona parte del suo benessere psico-fisico dipende dalla possibilità di relazionarsi positivamente con i propri simili. Purtroppo, le persone più anziane tendono ad avere maggiori difficoltà nel restare in contatto con amici, conoscenti e parenti lontani. Inoltre, in molti casi, l’età avanzata conduce alla solitudine, condizione che rende maggiormente esposti al rischio di essere colpiti da diverse patologie.
Proprio allo scopo di favorire la qualità della vita sociale degli anziani, l’Unione Europea ha finanziato il progetto “Ages 2.0”, sviluppato dagli studiosi dell’Università di Exeter, in Inghilterra. Il progetto in questione ha coinvolto un gruppo di 76 persone di età compresa tra i 60 e i 95 anni scelte tra coloro che venivano assistiti da Somerset Care, un’organizzazione no profit che offre assistenza agli anziani, sia a domicilio, sia ospitandoli nelle proprie case di riposo.
A queste persone è stato fornito in dotazione, per 12 mesi, un computer touch screen con connessione a internet. Nei primi tre mesi, i partecipanti hanno seguito un corso che ha insegnato loro come utilizzare il computer e come orientarsi nel mare magnum della Rete. Così, i partecipanti al progetto hanno gradualmente imparato a utilizzare i social network, come Facebook e Twitter, e hanno acquistato familiarità nella comunicazione tramite posta elettronica e Skype.
Esaminando gli effetti dell’interazione telematica sullo stato di salute generale dei partecipanti, gli studiosi hanno rilevato come questa nuova esperienza fosse per gli anziani fonte di benefici rilevanti, tra i quali un miglioramento delle prestazioni cognitive, un aumento della fiducia nei propri mezzi, un rafforzamento del proprio senso di identità e un maggiore impegno nelle attività sociali.
“Questo studio”, spiega il dottor Thomas Morton della facoltà di Psicologia all’Università di Exeter e responsabile del progetto Ages 2.0 nel Regno Unito, “dimostra quanto la tecnologia possa essere uno strumento utile per consentire alle persone di età avanzata di rimanere socialmente attive e quanto aiutare gli anziani delle nostre comunità ad utilizzare correttamente la tecnologia possa avere importanti benefici per la loro salute e il loro benessere”.
L’obiettivo di questo progetto merita senz’altro la massima attenzione, ed è auspicabile che esperimenti simili vengano replicati presso ogni comunità, in maniera tale da promuovere l’invecchiamento attivo e affrontare di petto il rischio di isolamento sociale, uno dei più temibili nemici del benessere delle persone anziane. E l’interesse verso la cosiddetta “terza età” diventa tanto più attuale quando si pensa che, se nel 2010 gli over 65 costituivano il 17.4% della popolazione europea, le stime correnti prevedono che, nel 2060, le persone con età superiore ai 65 anni rappresenteranno qualcosa come il 29.5% della popolazione residente in Europa.
di Giuseppe Iorio