Déjà vu, scoperta l’origine

A moltissime persone capita di percepire, per alcuni secondi, di tanto in tanto, la straniante sensazione di aver già vissuto una determinata situazione. Al misterioso fenomeno, noto come déjà vu (“già visto”), sono state date diverse spiegazioni, alcune piuttosto suggestive, come la tesi che riconduce questa singolare esperienza a ricordi provenienti da vite precedenti, oppure l’ipotesi sposata da alcuni fisici, secondo la quale il déjà vu costituirebbe una sorta di momentaneo incrocio tra la realtà in cui viviamo e uno degli infiniti mondi paralleli presupposti dalla Teoria delle Stringhe.


Da diversi anni a questa parte, tuttavia, psicologi e neurologi sostengono che il fenomeno sia invece dovuto a una sorta di inganno percettivo determinato dal fatto che gli aspetti emotivi e cognitivi di una certa esperienza sono simili a quelli di situazioni già vissute. A far luce su questo mistero arriva una nuova ricerca pubblicata sulla rivista “Cortex” e realizzata dagli studiosi dell’Istituto di bioimmagini e fisiologia molecolare del CNR di Catanzaro, in collaborazione con l’Istituto di Neurologia dell’Università Magna Graecia. Gli studiosi hanno pensato di analizzare le caratteristiche anatomiche di alcune aree del cervello di soggetti epilettici e confrontarle con quelle di persone sane che vanno spesso incontro al déjà vu. La scelta di esaminare pazienti affetti da epilessia deriva dal fatto che questi soggetti possono sperimentare dei déjà vu nel corso degli attacchi da cui sono colpiti.

Gli studiosi hanno selezionato 63 pazienti epilettici e 39 persone sane che sperimentano di frequente dei déjà vu, sottoponendoli a risonanza magnetica, così da appurare l’eventuale esistenza di una base anatomo-fisiologica comune nella genesi del fenomeno.
Le indagini hanno evidenziato, nei pazienti epilettici, la presenza di anomalie localizzate nella corteccia visiva e nell’ippocampo, aree cerebrali da cui dipendono il riconoscimento visivo e la memorizzazione a lungo termine. Pertanto, in questi soggetti, il déjà vu costituisce, come spiega il professor Angelo Labate, uno degli autori dello studio, “un sintomo organico di una memoria reale, anche se falsa”, quindi un errore di memoria provocato dalla patologia.


Negli individui sani, invece, le basi anatomiche del déjà vu risultano differenti, dato che le anomalie morfologiche riscontrate interessano altre regioni cerebrali. Infatti, nel cervello del secondo gruppo di partecipanti, sono state rilevate “piccole variazioni anatomiche in un’area cerebrale (la corteccia insulare) che ha il compito di convogliare tutte le informazioni sensoriali all’interno del sistema limbico”, responsabile delle emozioni. “Nel soggetto sano”, concludono gli autori della ricerca, “l’esperienza del dejà vu è in realtà un fenomeno di alterata sensorialità dello stimolo percepito, più che un ricordo alterato: noi pensiamo di aver già visto quel posto, ma in realtà è la sensazione che abbiamo provato nel vederlo che ci richiama uno stimolo mnestico precedentemente associato”.

di Giuseppe Iorio



Potrebbero interessarti anche...

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *