Forse siamo meno insensibili di quanto crediamo, ci preoccupiamo degli altri e, pur di non ferirli, tendiamo a fare cose che preferiremmo evitare. In particolare, questo tipo di comportamento si manifesta quando si tratta di accettare appuntamenti da parte di chi ci invita a uscire.
Lo dimostrano gli esiti di uno studio realizzato da un team composto da ricercatori delle Università di Toronto e di Yale e pubblicato sulla rivista “Journal of Psychological Science”. Gli autori dello studio, ossia le dottoresse Samantha Joel e Rimma Teper e il dottor Geoff MacDonald, sono partiti dalle constatazioni emerse nel corso di precedenti studi, i quali dimostravano come le persone, pur avendo bene in mente quali caratteristiche dovesse avere il proprio partner ideale, scegliessero poi compagni o compagne totalmente difformi dai modelli indicati. Una scelta simile comportava la conseguenza che svariate relazioni sentimentali terminassero a causa della manifesta incompatibilità tra i partner su questioni rilevanti, come il desiderio di avere o meno figli oppure l’essere o meno profondamente religiosi.
I ricercatori hanno dunque ipotizzato che non sia così semplice dire di no a un appuntamento indesiderato perché si preferisce fare il possibile per non provocare sofferenza negli altri, e così capita che nascano relazioni con persone poco rispondenti alle proprie caratteristiche e alla propria visione della vita.
Per verificare la correttezza dell’ipotesi, gli studiosi hanno ideato due test, coinvolgendo degli studenti single e facendo loro compilare dei questionari per poter trovare persone compatibili con cui iniziare una possibile frequentazione.
Nel primo test, a ciascun soggetto è stato presentato un determinato profilo compatibile, associato però a una foto in cui la persona da conoscere appariva tutt’altro che attraente. Ad alcuni dei partecipanti è stato detto che la persona designata non era presente in laboratorio, quindi il soggetto doveva solo immaginare quello che avrebbe risposto alla persona designata. Ad altri, invece, è stato fatto credere che la persona scelta per il potenziale appuntamento fosse lì in laboratorio e ben pronta alla nuova conoscenza.
Gli studiosi hanno rilevato una consistente differenza nel comportamento dei due gruppi: mentre solo il 16% di quanti erano sicuri dell’assenza della persona proposta accettava di conoscerla, gli assensi arrivavano al 37% quando invece i partecipanti erano convinti che il potenziale candidato all’appuntamento, pur ritenuto poco avvenente, fosse pronto a entrare dalla porta.
Nel secondo test, a ogni partecipante è stato sottoposto un profilo di una persona non compatibile con le proprie preferenze. Ad esempio, a chi aveva indicato di non voler uscire con una persona molto religiosa oppure conservatrice o fumatrice veniva prospettata la possibilità di avere un appuntamento con un individuo religioso, conservatore e fumatore.
Anche in questo caso, tra i soggetti cui veniva riferito che la persona prescelta non era in laboratorio, solo il 46% accettava l’idea di un incontro, mentre tra i partecipanti convinti del fatto che il potenziale candidato fosse in attesa di entrare, ben tre su quattro (74%) finivano per dare il proprio assenso all’incontro.
“Questa ricerca”, afferma la dottoressa Joel, “suggerisce che rifiutare appuntamenti richiesti da persone distanti dai nostri ideali è più semplice a dirsi che a farsi. Sebbene ci piaccia immaginarci come persone selettive, quando ci troviamo di fronte all’opportunità di uscire con qualcuno, è difficile rifiutare l’appuntamento perché ci rendiamo conto che quel “no” determinerebbe sofferenza in chi ci sta di fronte“.
di Giuseppe Iorio