Delusioni d’amore, il nostro cervello è strutturato per superarle

donna tristezza

Gli studi sul cervello umano portano puntualmente a galla nuove acquisizioni. Alcune di queste possono destare qualche stupore, mentre altre, invece, sembrano scoperte tutt’altro che sbalorditive, almeno se ci si limita a leggere solo il titolo di qualche articolo che se ne occupa. In questa seconda categoria, quella delle rilevazioni non propriamente stupefacenti, pensiamo possa rientrare uno studio realizzato dai ricercatori della Saint Louis University, nello stato del Missouri (USA) e pubblicato sulla rivista Review of General Psychology.
Cos’hanno scoperto gli scienziati americani? Ecco, le conclusioni della ricerca in questione hanno messo in evidenza il fatto che il cervello umano è “programmato” per superare le delusioni sentimentali e spingersi alla ricerca di nuovi partner.
Verrebbe subito da pensare che una simile considerazione risulti piuttosto ovvia, perché noi stessi, così come i nostri amici e conoscenti, siamo andati incontro a sofferenze dovute ad amori terminati oppure mai nati in quanto bloccati dall’assenza della reciprocità di sentimenti da parte della persona alla quale, come si suol dire, abbiamo affidato il nostro cuore. E siamo tutti sopravvissuti, volgendo altrove, verso altri potenziali partner, la nostra attenzione, dopo un periodo di tempo variabile da caso a caso.


Ma, ovviamente, gli autori del citato studio non si sono limitati soltanto alle considerazioni di cui sopra. L’aspetto interessante delle loro analisi, infatti, è costituito dalla spiegazione dei meccanismi che consentono al nostro cervello di assorbire l’urto emotivo della delusione amorosa, mitigarne progressivamente gli effetti e, infine, azzerare, o quasi, i danni e partire alla volta di quella nuova stagione dell’amore che, come cantava un ispirato Battiato negli anni Ottanta, “viene e va”.
Quando si è innamorati, spiegano gli esperti, il cervello viene investito da una notevole presenza di sostanze che forniscono entusiasmo e buonumore, anzitutto la serotonina. Grazie alla risonanza magnetica, è stata esaminata l’attività cerebrale di persone che si dichiaravano innamorate, ed è stato notato che, a risultare particolarmente attive, erano le regioni cerebrali connesse alle sensazioni di piacere, le stesse che vengono stimolate dall’uso di sostanze come la cocaina. Viceversa, nelle persone reduci da una relazione amorosa terminata, quelle aree risultavano poco attive, proprio come accade a coloro che hanno smesso di consumare cocaina.

“La nostra ricerca”, commenta il dottor Brian Boutwell, principale autore dello studio, “suggerisce che abbiamo nel nostro cervello un meccanismo progettato dalla selezione naturale per spingerci attraverso un periodo molto tumultuoso nelle nostre vite. Questo suggerisce che le persone si riprenderanno, e il dolore andrà via con il tempo. Ci sarà una luce alla fine del tunnel”.


Altro elemento degno di essere riportato e, probabilmente, stimolo per qualche discussione, perché immaginiamo che non tutti condividano quanto sottolineato dai ricercatori dell’ateneo americano, è rappresentato dalle differenze che, secondo la psicologia evolutiva, caratterizzano le ragioni principali che spingono i due sessi a porre fine a un rapporto amoroso.
Per gli uomini, l’elemento più critico sembrerebbe essere l’infedeltà sessuale, perché l’uomo sembra assolutamente poco disponibile all’idea di dover crescere figli che non siano effettivamente suoi discendenti.
Per una donna, invece, il tradimento sessuale sarebbe più tollerabile rispetto all’infedeltà sentimentale, in quanto quest’ultima schiude la temibile prospettiva che il partner possa abbandonarla per cercare una nuova compagna.

di Giuseppe Iorio



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