Aiutare i bambini nello svolgimento delle attività didattiche, insegnando ai più piccini a leggere e dando loro una mano nel fare i compiti, sembra essere un ottimo modo per rallentare il declino cognitivo e favorire il benessere psico-fisico delle persone anziane.
Queste, in sintesi, le conclusioni di una ricerca realizzata da un team di studiosi della Johns Hopkins Bloomberg School of Public Health, con sede a Baltimora, nel Maryland (Usa), e pubblicata sulla rivista “Alzheimer’s & Dementia”.
I ricercatori hanno studiato gli effetti sull’invecchiamento cerebrale di 111 soggetti, di entrambi i sessi. Alcuni di essi (58 persone) partecipavano al programma Experience Corps, un’iniziativa che coinvolge i cittadini americani di età superiore ai 55 anni e li forma per diventare tutor di bambini che frequentano le scuole elementari dei quartieri più degradati di varie città statunitensi. I restanti 53 soggetti, invece, non avevano aderito al programma.
Le persone che rientravano nel programma Experience Corps avevano 67 anni in media ed erano prevalentemente afro-americani provenienti da quartieri a basso status socio-economico.
I 111 soggetti sono stati monitorati per due anni sia tramite test mnemonici che attraverso risonanza magnetica funzionale, esame che permette di analizzare le aree cerebrali che si attivano nel corso dell’esecuzione di un determinato compito.
Valutando i risultati dei test e gli esiti delle indagini neurologiche, gli autori dello studio hanno verificato come le persone che prestavano servizio volontario presso le scuole facessero registrare prestazioni mnemoniche migliori, accompagnate da una maggiore attività dei centri della memoria, rispetto a chi invece non rientrava nel programma. In sostanza, chi faceva parte degli Experience Corps giovava di una riduzione del declino cognitivo e, di conseguenza, risultava esposto a un minor rischio di sviluppare il Morbo di Alzheimer.
”Una volta un volontario mi ha detto che partecipare al programma Experience Corps”, afferma l’autrice principale dello studio, la professoressa Michelle Carlson, “era come togliere le ragnatele dal cervello. Il nostro studio dimostra che avviene esattamente questo”.
I ricercatori ipotizzano che gli effetti benefici derivanti dall’attività civica siano dovuti all’impegno dei partecipanti al programma nell’alzarsi ogni giorno per recarsi a scuola e al fatto di relazionarsi in modo stimolante e costruttivo con i bambini. Spesso, infatti, quando si va in pensione, vengono lentamente a mancare gli stimoli sia sul piano degli impegni quotidiani che su quello dell’interazione con gli altri.
Essere attivi e avere la consapevolezza di poter risultare ancora utili per qualcuno risulta gratificante per le persone di età più avanzata e, allo stesso tempo, consente loro di prevenire i danni che l’invecchiamento provoca al cervello.
di Giuseppe Iorio