Pensare in giorni invece che in anni per raggiungere gli obiettivi futuri

La cosa più deliziosa non è non aver nulla da fare; è aver qualcosa da fare, e non farla”: un noto aforisma dello scrittore francese Marcel Achard che la dice lunga sulla piacevolezza dell’indolenza di fronte a un compito da portare a termine. Ovviamente, non tutti saranno concordi con le considerazioni di Achard, ma sicuramente molti, invece, riconosceranno di cedere spesso alla tentazione di procrastinare l’inizio delle attività necessarie per raggiungere un determinato obiettivo.
I ricercatori della University of Southern California sostengono che esista un modo molto semplice per evitare di rimandare il da farsi a tempo indeterminato. Basta pensare che il futuro sia adesso.
“Il messaggio sintetico che possiamo trarre dai nostri studi”, spiega la dottoressa Daphna Oyserman, principale autrice della ricerca, “è che se il futuro non viene avvertito come imminente, allora, anche se si tratta di qualcosa di importante, le persone non iniziano a lavorare per raggiungere i propri obiettivi”.


Per giungere a queste conclusioni, pubblicate sulla rivista “Psychological Science”, gli autori dello studio hanno realizzato alcuni test tesi a verificare se le persone che valutavano la distanza temporale rispetto a un evento in termini di giorni, invece che in mesi o in anni, avessero la percezione che tale evento fosse più prossimo. In un primo test, sono stati coinvolti 162 partecipanti, ai quali è stato chiesto di immaginarsi impegnati in un avvenimento futuro, come un matrimonio oppure la presentazione di un proprio lavoro. Alcuni dei partecipanti dovevano stimare il tempo che li separava dall’avvenimento in giorni, altri dovevano farlo in mesi, altri ancora in anni. Questo test ha dimostrato come i soggetti che misuravano la distanza temporale in giorni tendessero a immaginare l’evento come molto più vicino rispetto a quanti invece pensavano in termini di mesi o anni.

In un secondo test, i ricercatori hanno voluto comprendere se questa percezione di maggiore immediatezza del futuro influenzasse anche il comportamento degli individui. Pertanto, sono state reclutate 1100 persone alle quali è stato chiesto di immaginare di dover iniziare a risparmiare denaro per il college oppure per la pensione. A metà dei partecipanti, il momento in cui tali risparmi sarebbero serviti veniva prospettato in giorni, all’altra metà veniva riferito in anni. Quindi, a una metà dei soggetti è stato detto che i corsi del college sarebbero iniziati entro 18 anni e che il primo giorno da pensionati sarebbe giunto da lì a 30 anni, alla seconda metà le stesse scadenze venivano segnalate, rispettivamente, dopo 6570 giorni e 10950 giorni.
Che si trattasse di risparmi per il college o per la pensione, i soggetti che valutavano la distanza temporale rispetto all’evento in termini di giorni pianificavano di iniziare a risparmiare quattro volte prima rispetto a coloro che pensavano in anni.


Gli autori dello studio spiegano questa differenza nella percezione del tempo e nel conseguente comportamento affermando che, quando si ragiona in giorni, la connessione con il futuro appare più vicina. Difatti, nonostante il numero che indica i giorni sia molto più elevato rispetto a quello che indica i mesi o gli anni (come visto nell’esempio, anche diverse migliaia contro poche unità), la durata di un giorno singolo è molto semplice da percepire, quindi si tende a concentrarsi sull’unità di misura, sulla parola “giorni” e non sulla quantità degli stessi. Un trucco mentale che, come concludono i ricercatori, rappresenta “un nuovo modo di pensare a come raggiungere i propri obiettivi, un modo che permette di iniziare ad agire ora”.

di Giuseppe Iorio



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