Caldo, quando la temperatura sale, aumenta l’aggressività

È una scena familiare in molti film: caldo torrido, ventilatori accesi, sudore abbondante, poi qualcuno esplode in un raptus di follia e aggredisce chi gli sta accanto. Il rapporto tra caldo e violenza è stato efficacemente mostrato in molte pellicole, come Un giorno di ordinaria follia di Joel Schumacher, Summer of Sam – Panico a New York di Spike Lee o Canicola di Ulrich Seidl.
Ma il legame tra temperature bollenti e bollenti spiriti non è certo un’invenzione di sceneggiatori e registi. Forse anche la nostra esperienza personale ci ha reso spettatori, se non protagonisti, di momenti di tensione generati, o almeno incrementati, dalla calura opprimente. Comunque, al di là delle nostre sensazioni oggettive, la certezza circa l’esistenza di un rapporto tra afa intensa e aggressività la forniscono psichiatri e criminologi, che parlano di un aumento dei delitti dovuti al caldo quantificabile nel 10%.


Il caldo, secondo gli esperti, costituisce un fattore capace di istigare i comportamenti violenti a causa dell’insofferenza fisiologica alle temperature elevate, insofferenza che può divenire fonte di stress tale da determinare l’annebbiamento della mente e la conseguente perdita del controllo delle proprie pulsioni. Il nostro cervello, infatti, è sensibile all’incremento delle temperature, alle ore di esposizione alla luce e al tasso di umidità. Questi tre elementi contribuiscono a enfatizzare i disturbi del sonno e, di conseguenza, a stimolare la nostra aggressività.

E così, a manifestarsi con maggior frequenza nel corso delle ondate di calore sono non solo gli stupri e gli omicidi, ma pure i comportamenti contraddistinti da una forma violenza meno grave, come le risse, i litigi, gli scontri verbali e fisici, spesso dovuti a circostanze banalissime come discussioni in seguito a sorpassi o battibecchi per parcheggiare.

Nel 2013, alcuni scienziati delle Università di Berkeley, in California, e di Princeton, nel New Jersey, hanno realizzato una ricerca, pubblicata sulla rivista “Science”, nella quale hanno preso in esame 60 studi quantitativi relativi a varie aree geografiche del mondo, giungendo a sostenere la presenza di una correlazione tra aumento delle temperature e incremento della violenza interpersonale e dei conflitti tra gruppi.
Le conclusioni di questa ricerca, abbastanza preoccupanti, prevedono che il nostro pianeta sia destinato a diventare un posto ben più pericoloso di quanto non sia attualmente: nel 2050, con un incremento della temperatura globale stimato in 2°C, il tasso di criminalità, secondo gli esperti statunitensi, sarebbe destinato a subire un’impennata ragguardevole.

Uno degli studi presi in esame dagli esperti consisteva in un esperimento relativo a poliziotti ugualmente addestrati e suddivisi in gruppi: alcuni venivano sistemati in ambienti freschi, altri in stanze surriscaldate. Ebbene, questi ultimi dimostravano una maggiore attitudine a estrarre le armi, il che fornisce prove concrete circa l’influenza delle condizioni ambientali sulla tendenza degli esseri umani a ricorrere ad azioni aggressive.


Nei limiti del possibile, esiste un modo per contenere il rischio di essere coinvolti in episodi spiacevoli dovuti all’intensa calura. Gli esperti invitano a evitare, se si ha modo, i luoghi molto affollati e le lunghe code, perché le alte temperature e lo stress dell’attesa possono costituire un binomio esplosivo e andare a innescare reazioni rabbiose e incontrollate anche di fronte a eventuali provocazioni sulle quali, normalmente, si sorvolerebbe con un’alzata di spalle.

di Giuseppe Iorio



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