Diabete, un nuovo test per individuare i soggetti a rischio

Esistono persone che sono esposte a un serio pericolo di sviluppare il diabete di tipo 2 e che, invece, secondo le attuali linee guida, vengono considerate a basso rischio. Ma adesso, attraverso un test da eseguire a livello ambulatoriale e dal costo contenuto, sarà possibile individuare questi soggetti, fornendo loro le indicazioni necessarie per apportare le dovute modifiche al proprio stile di vita e cercare così di prevenire l’insorgenza della patologia.
A rivelarlo è uno studio italiano, diretto dal professor Giorgio Sesti, presidente eletto della Società Italiana di Diabetologia, che ha collaborato con ricercatori delle Università “Tor Vergata” di Roma e “Magna Graecia” di Catanzaro.
I risultati dello studio sono stati pubblicati sulla rivista “Journal of Clinical Endocrinology & Metabolism”.


In sostanza, l’esame da eseguire è una variante del noto test da carico orale di glucosio, anche detto “OGTT“ (acronimo di Oral Glucose Tolerance Test) . L’OGTT, comunemente usato per la diagnosi di diabete e di alterata tolleranza al glucosio, prevede l’assunzione di una bevanda che contiene 75 grammi di glucosio e delle successive analisi del sangue tese a misurare il valore della glicemia due ore dopo l’assunzione della bevanda.
Il test può dare tre esiti diversi, ossia:
diabete, se le analisi del sangue rilevano valori di glicemia superiori o uguali a 200mg/dl;
alterata tolleranza al glucosio, o pre-diabete, se i valori sono compresi tra i 140 e i 199 mg/dl;
normale tolleranza al glucosio se, invece, i valori sono inferiori ai 140 mg/dl.

Le persone con normale tolleranza al glucosio non sono attualmente considerate a rischio. Ma, sin qui, si era trascurato un elemento che, invece, porta a ritenere non sufficiente la verifica della glicemia dopo due ore dall’assunzione della bevanda ad alto contenuto di zuccheri. Infatti, è necessario eseguire una verifica della glicemia anche un’ora dopo la somministrazione della bevanda.
Tale ulteriore parametro si rende necessario perché, qualora i valori di glicemia rilevati 60 minuti dopo aver preso il glucosio siano superiori ai 155 mg/dl, il soggetto va considerato a rischio diabete.

Sesti e i suoi collaboratori hanno scoperto questa nuova categoria di soggetti a rischio monitorando per più di 5 anni le persone che partecipavano allo studio CATAMERI (CATAnzaro MEtabolic RIsk factors).
Una serie di analisi ha messo in evidenza come i soggetti con valori di glucosio superiori a 155 mg/dl dopo un’ora dall’assunzione della bevanda andassero incontro a un rischio di sviluppare il diabete entro i successivi 5 anni superiore del 400% rispetto al gruppo di controllo, costituito da soggetti con normale tolleranza al glucosio e con valori di glicemia inferiori ai 155 mg/dl a un’ora.


Secondo le stime fornite dall’International Diabetes Federation, su tutto il pianeta ci sono oltre 300 milioni di persone malate di diabete, numero purtroppo destinato ad aumentare sensibilmente di anno in anno. La fascia di età più colpita è quella compresa tra i 40 i 59 anni, con oltre 113 milioni di malati.
Si presume che, a livello globale, circa il 50% dei soggetti diabetici non sia al corrente della propria malattia perché non ha ancora ricevuto una diagnosi. Nel nostro Paese, si stimano circa 3 milioni di malati con diagnosi, ma è probabile che la cifra complessiva di soggetti diabetici ammonti a 4 milioni di persone.

di Giuseppe Iorio



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