Le bibite zuccherate, come già ricordato più volte anche su queste pagine, sono tutt’altro che salutari, rientrando a pieno titolo nella categoria denominata “junk food”, che indica quei cibi assai poveri dal punto di vista nutrizionale e invece ricchi di conservanti, coloranti e altre sostanze chimiche dannose per il nostro organismo. Queste bibite, infatti, incrementano il rischio di patologie cardiovascolari, tumori, obesità e diabete.
Nello scorso Giugno, l’American Heart Association ha diffuso dati piuttosto allarmanti in merito all’associazione tra consumo frequente di bibite zuccherate e rischio di morte. Un team internazionale di esperti provenienti da Stati Uniti e Regno Unito ha analizzato 62 ricerche realizzate tra il 1980 e il 2010 in ben 51 Paesi del mondo e con un campione complessivo di 611 mila persone.
Dai dati estrapolati da questi studi, il team di ricercatori ha desunto che i decessi connessi al consumo di bevande zuccherate siano complessivamente 184 mila ogni anno, e che la maggior parte della vittime sia di giovane età (compresa tra i 20 e i 44 anni).
Unitamente a questi dati, gli autori dello studio promosso dall’American Heart Association hanno sottolineato come sia sempre più necessario “avviare politiche sanitarie efficaci e interventi mirati diretti ad arginare le malattie correlate all’obesità”.
Un appello che viene colto e rilanciato anche dai ricercatori della Scuola di Medicina Clinica dell’Università di Cambridge, in Inghilterra, guidati dalla dottoressa Fumiaki Imamura. Gli esperti inglesi, infatti, hanno realizzato una ricerca basata su 17 studi osservazionali precedenti, i quali avevano complessivamente coinvolto oltre 38 mila soggetti. I risultati dello studio sono stato pubblicati di recente sulla rivista scientifica “British Medical Journal”.
Ne è emersa la conferma dell’esistenza di una correlazione tra bibite zuccherate e incremento del rischio di diabete, anche indipendentemente da un’eventuale condizione di obesità. Difatti, sin qui non era ancora chiaro se queste bibite influenzassero l’aumento ponderale e, di riflesso, l’insorgenza del diabete, oppure se il legame fosse diretto, prescindendo dunque dai chili extra.
Gli autori dello studio concludono che, in base ai dati presi in esame, una bibita zuccherata al giorno incrementi il rischio di andare incontro a diabete di tipo 2 del 13% nel giro di 10 anni.
“Le bibite addolcite con zucchero, quelle diet e i succhi di frutta”, sostiene la dottoressa Imamura, “sono da tempo al centro dell’attenzione di chi si occupa di salute pubblica e sono spesso indicate tra le responsabili dell’epidemia di obesità e diabete del mondo moderno. Dai risultati della nostra analisi, emerge che le bibite sono legate all’aumento dell’incidenza di diabete di tipo 2 in modo indipendente dalla presenza di obesità”.
Il che potrebbe spiegare come mai un quinto circa delle persone affette da diabete di tipo 2 non siano obese né sovrappeso, ma abbiano un peso nella norma.
Infine, per quanto riguarda eventuali associazioni tra il consumo di succhi di frutta e aumento del rischio di insorgenza del diabete, gli autori dello studio affermano che, sebbene i dati esaminati non siano evidenti come quelli relativi al consumo di bibite zuccherate, sembrerebbe emergere comunque la presenza di una correlazione tra i due elementi.
Motivo per il quale la dottoressa Imamura e i suoi colleghi ritengono che i succhi di frutta non dovrebbero essere considerati come alternative salutari alle bibite zuccherate, e dovrebbero essere dunque assunti con gran moderazione.
di Giuseppe Iorio