Il Cerotto “Smart” che protegge dalle infezioni

 

Quando, in seguito a un trauma, ci si ferisce, la cute dà avvio a un fenomeno biologico naturale noto come cicatrizzazione. Si tratta di quell’insieme di processi attraverso i quali il nostro organismo ferma l’emorragia, risana la ferita e la richiude, in modo tale che i tessuti lesi dal trauma vengano ricostruiti.
Il processo di cicatrizzazione è contraddistinto da attività cellulari specifiche volte alla riepitelizzazione cutanea. La prima fase di queste attività è realizzata dalle piastrine, che hanno il compito di bloccare il sanguinamento. In una fase successiva, l’organismo mette in atto reazioni che mirano a difendersi dai batteri, in modo tale da contrastare le infezioni.


Per favorire la corretta guarigione della ferita e proteggere da batteri, infezioni e frizioni la parte del corpo interessata dal taglio o dall’abrasione, si usano normalmente cerotti, bende e garze sterili.
Però, mentre alcune ferite guariscono subito e senza complicazioni, in altri casi le medicazioni usate non riescono a rendere le ferite completamente asettiche e a tenerle al riparo dal rischio di infezioni.
Una ricerca realizzata dagli studiosi della Swinburne University of Technology, in Australia, e pubblicata di recente sulla rivista “ACS Applied Materials and Interfaces”, si è concentrata proprio sulla messa a punto di un nuovo materiale per creare garze, bende e cerotti speciali, capaci di eliminare i batteri e di accelerare i processi di guarigione.

Le medicazioni ideate dagli autori dello studio sono composte da sottilissime nanofibre (100 volte più sottili di un capello umano), ottenute attraverso una tecnica nota come “electrospinning”. Successivamente, queste fibre iper-sottili vengono rivestite con allilammina, sostanza capace di attirare e intrappolare i batteri, evitando che questi ultimi possano infettare la ferita.

“Per la maggior parte delle persone” spiega la dottoressa Martino Abrigo, ricercatrice piemontese membro del team di autori dello studio, “le ferite guariscono molto in fretta. Ma, in alcuni soggetti, i processi di riparazione dei tessuti lesi restano bloccati, quindi occorre un tempo maggiore perché la lesione venga riparata. Speriamo che il nostro lavoro possa portare a creare medicazioni capaci di prevenire le infezioni. In questo modo, i dottori potranno applicare le bende in nanofibre sulle ferite per tenerle al riparo dai germi”.


I primi test effettuati sullo Staphylococcus aureus, un batterio molto comune che spesso infetta le ferite, e sull’Escherichia Coli, batterio che può diventare decisamente pericoloso quando viene a contatto con una ferita, hanno dimostrato l’efficacia delle nanofibre nell’attrarre e catturare i dannosi microrganismi. Attualmente, sono in corso di svolgimento ulteriori prove su campioni di pelle umana e, se i risultati saranno quelli attesi, si potrà dare avvio alla produzione delle medicazioni “smart”.

di Giuseppe Iorio



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