Che sia il nuoto, la corsa, la bici, il tennis o il cammino, svolgere attività fisica regolarmente è essenziale per mantenere in buona salute il cuore. Difatti, l’attività fisica apporta consistenti effetti positivi sul piano cardiovascolare, aumentando i livelli del colesterolo buono (HDL), facendo calare i valori dei trigliceridi, riducendo l’infiammazione delle arterie e migliorando la circolazione. Tutto ciò si traduce in una riduzione del rischio di andare incontro a eventi cardiovascolari come ictus e infarto.
Inoltre, svolgere dell’esercizio fisico giova al cuore in modo indiretto, in quanto aiuta a conservare o raggiungere il peso forma, così da tenere al riparo da sovrappeso e obesità, condizioni che, come noto, risultano dannose per il buon funzionamento dell’apparato cardiocircolatorio.
I suggerimenti degli esperti in tal senso si orientano di solito verso un’attività a moderata intensità (ossia tale da aumentare la frequenza delle pulsazioni cardiache e del respiro, ma che consente di parlare mentre la si svolge) da praticare per almeno 150 minuti a settimana, come raccomandato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.
Ma, stando a quanto sostiene un team di ricercatori della Newcastle University, guidato dal professor Michael Trenell, anche gli esercizi di brevissima durata e di alta intensità contribuiscono a tenere il cuore in buona salute.
Gli studiosi dell’ateneo britannico hanno coinvolto 23 individui affetti da diabete di tipo 2 in un esperimento durato 12 settimane.
I partecipanti sono stati divisi in due gruppi. Il primo gruppo era composto da 12 persone che svolgevano, 5 volte al giorno per 3 giorni a settimana, brevissime sessioni di esercizi ad alta intensità sulla cyclette. Gli esercizi duravano inizialmente 2 minuti, poi sono stati prolungati di 10 secondi ogni giorno, fino a essere portati a ridosso dei 4 minuti.
Il secondo gruppo, invece, era quello di controllo, e non svolgeva alcun tipo di training.
Alla fine delle 12 settimane, il professor Trenell e i suoi colleghi hanno potuto constatare come i segni di danneggiamento presentati dal cuore dei partecipanti che avevano svolto l’allenamento con esercizi ad alta intensità mostrassero traccia della presenza di processi di riparazione, cosa che, invece, non avveniva nel gruppo di controllo.
“Non dico che le brevi sessioni di allenamento ad alta intensità siano migliori di quelle lunghe a intensità moderata”, sostiene il professor Trenell, “perché entrambe le opzioni sono buone. Però, visto che alcune persone possono essere scoraggiate dall’idea di svolgere esercizi di lunga durata, abbiamo dimostrato che anche quelli di durata breve possono risultare efficaci”.
Le conclusioni di questo studio sono state pubblicate su “Diabetologia”, la rivista scientifica della European Association for the Study of Diabetes (EASD).
di Giuseppe Iorio