In un’epoca caratterizzata dall’instabilità crescente in fatto di lavoro e, spesso, dalla necessità di accontentarsi di mansioni sottopagate, essere una figura professionale di alto livello, dotata di poteri decisionali di rilievo, dovrebbe rappresentare motivo di assoluta soddisfazione.
Tuttavia, c’è un rovescio della medaglia. Già lo scorso anno, un’indagine svolta dagli studiosi della University of Texas di Austin metteva in evidenza come le donne che ricoprivano ruoli professionali tali da comportare la necessità di dover prendere decisioni delicate circa le assunzioni e i licenziamenti degli altri lavoratori fossero particolarmente vulnerabili al rischio di depressione.
Adesso, a questa indagine si aggiunge una ricerca che mette in rilievo la presenza di un rapporto tra mansioni professionali che richiedono costanti scelte importanti e una maggiore propensione al sovrappeso e all’obesità, in questo caso per entrambi i sessi.
Lo studio di cui si diceva sopra è stato realizzato da alcune università australiane, che hanno collaborato tra loro per verificare quale tipo di rapporto vi fosse tra elevate capacità decisionali sul lavoro e indice di massa corporea, ed è stato pubblicato sulla rivista “Social science & medicine”.
Gli scienziati australiani hanno esaminato i dati relativi a 450 persone di mezza età, di cui 230 donne e 220 uomini, che ricoprivano posizioni lavorative eterogenee, dall’operaio al dirigente d’azienda. A tutti i partecipanti sono stati misurati parametri quali altezza, peso e girovita.
Successivamente, i soggetti sono stati intervistati per poter valutare che tipo di prestazioni lavorative fossero richieste dalla loro occupazione e quali poteri decisionali comportasse quest’ultima.
Raccolti tutti i dati, gli studiosi li hanno sottoposti ad attenta analisi, dalla quale è emerso che, all’aumentare dell’autorità decisionale al lavoro, si poteva rilevare un incremento dell’indice di massa corporea e del girovita.
“Molte persone ritengono”, afferma il dottor Christopher Bean dell’Università di Adelaide, principale autore dello studio, “che le cause dell’obesità siano il consumo eccessivo di cibo e la scarsa attività fisica. Ma a spiegare la presenza della condizione di obesità sono anche fattori di tipo ambientale, psicologico, sociale e culturale”.
E, tra questi ultimi, va sicuramente annoverato l’ambiente lavorativo e il tipo di impegno psichico che la propria professione richiede. Difatti, è abbastanza intuitivo comprendere come la necessità di assumere ogni giorno delle decisioni importanti, dalle quali possono dipendere le sorti di aziende e lavoratori, sia una fonte di stress tutt’altro che trascurabile.
Inoltre, questo compito gravoso incide, evidentemente, anche sulla propria dieta, spingendo a mangiare in modo meno sano e più sregolato, e sul proprio metabolismo, sottraendo infine tempo ed energie alla cura del corpo e all’attività fisica svolta.
di Giuseppe Iorio