Il Tai Chi, arte marziale cinese di origini molto antiche, basata sulla respirazione e su una serie di movimenti flemmatici e circolari, è una disciplina in grado di assicurare a chi la pratica non pochi benefici a livello fisico e psichico.
Varie ricerche ne hanno dimostrato la validità come strumento per ridurre l’ansia, la tensione e lo stress. Altri studi, invece, hanno verificato la presenza di effetti positivi sul piano cardiovascolare, come la diminuzione della pressione arteriosa e dei livelli della glicemia e un calo del valori di colesterolo e trigliceridi.
Una ricerca molto recente ha invece indagato sul rapporto tra la pratica del Tai chi e la qualità del riposo notturno. La ricerca è stata condotta dagli studiosi della UCLA (University of California, Los Angeles), sotto la supervisione del dottor Michael R. Irwin, docente di psichiatria presso l’ateneo californiano, ed è stata pubblicata sulla rivista “Biological Psychiatry”.
Gli esperti americani hanno lavorato su un campione di 123 persone con età superiore ai 55 anni, tutte affette da problemi di insonnia. I soggetti sono stati divisi in tre gruppi, che per quattro mesi hanno svolto attività diverse: i membri del primo hanno partecipato a delle sedute di psicoterapia cognitivo-comportamentale per due ore a settimana, i soggetti del secondo hanno praticato del Tai chi, sempre per due ore settimanali, mentre i partecipanti inclusi nel terzo gruppo hanno seguito un corso con consigli pratici sulla corretta igiene del sonno.
Al termine della fase sperimentale, gli autori dello studio hanno verificato come sia i partecipanti che avevano seguito la psicoterapia sia quelli che avevano praticato il Tai chi facessero registrare una presenza meno marcata dei sintomi dell’insonnia. Un effetto che invece non veniva riscontrato nel terzo gruppo.
“Il Tai Chi e la psicoterapia cognitivo-comportamentale”, conclude il dottor Irwin, “possono essere utili nel trattamento dell’insonnia, con il vantaggio di non provare nel paziente alcun effetto collaterale, a differenze delle terapie farmacologiche”.
Ma, oltre ai miglioramenti della qualità e della quantità di sonno, nei soggetti dei primi due gruppi si registrava anche una riduzione del livello della proteina C-reattiva, uno dei marcatori di infiammazione, cioè un fattore che indica la presenza di un processo infiammatorio nell’organismo, che può dipendere da varie patologie, tra le quali l’artrite reumatoide, il diabete di tipo II, il morbo di Chron, disturbi a livello vascolare e cardiopatie nascoste.
I benefici riscontrati sono stati rilevati anche in esami svolti a distanza di 16 mesi dalla partecipazione alle sedute di psicoterapia e di Tai chi, a testimonianza della durevolezza degli effetti positivi ottenuti.
di Giuseppe Iorio