Bambini, peso forma e attività fisica per migliori prestazioni cognitive

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Per i bambini, praticare dello sport è utilissimo sotto vari aspetti, in quanto l’attività fisica consente l’adeguato sviluppo della muscolatura e del sistema scheletrico, contribuisce a regolare il metabolismo, a mantenere o raggiungere il peso forma e, oltre a rappresentare una forma di sano svago e divertimento, facilita la socializzazione.
Ma lo sport riserva vantaggi ai più piccini pure sul piano delle abilità cognitive. Del resto, già in passato, varie ricerche hanno dimostrato come gli adulti più attivi sul piano dell’esercizio fisico risultassero meno esposti al rischio di declino cognitivo.

Ebbene, stando alle conclusioni di uno studio realizzato dai ricercatori del Medical College of Georgia, con sede ad Augusta, in Georgia (Usa), l’attività sportiva migliora le prestazioni cognitive anche nei bambini. Lo studio in questione è stato coordinato dalla dottoressa Catherine Davis, psicologa presso l’ateneo americano, ed è stato pubblicato sulla rivista Pediatrics Excercise Science.


Per indagare sull’eventuale presenza di correlazioni tra attività sportiva e peso da un lato e abilità cognitive dall’altro, la dottoressa Davis e i suoi colleghi hanno sottoposto a vari test 90 bambini di età compresa tra i 7 e gli 11 anni. La metà di questi bambini era normopeso, mentre l’altra metà era  sovrappeso.
Tra i 45 bambini con peso nella norma, 24 erano considerati attivi, nel senso che si dedicavano a nuoto, calcio, ginnastica o danza per almeno un’ora a settimana; gli altri 21, invece, erano inattivi.

Tutti i bambini sono stati sottoposti a dei test per misurarne la capacità di pianificazione e quella di mantenere viva l’attenzione. Successivamente, i risultati ottenuti dai giovanissimi partecipanti allo studio sono stati confrontati con le caratteristiche riguardanti il peso e l’attività fisica svolta. Analizzando i dati, gli autori dello studio hanno osservato come, in media, i bambini il cui peso era nella norma ottenessero risultati migliori rispetto a quelli che invece risultavano sovrappeso. Il che sembra confermare il fatto che l’indice di massa corporea possa incidere sulle prestazioni cognitive.
Inoltre, grazie alla presenza di bambini sia attivi che inattivi tra i normopeso, è stato possibile osservare come i piccoli sportivi avessero punteggi più alti nei test rispetto ai coetanei sedentari.
“Il nostro studio”, afferma la dottoressa Davis, “mostra come sia l’attività fisica sia il peso siano fattori importanti e indipendenti per stimolare la capacità di apprendimento dei ragazzi e per aiutarli a trarre il massimo profitto dalle conoscenze acquisite”.


Il problema del peso eccessivo tra i bambini merita di essere osservato con attenzione su scala globale, data la crescente diffusione di problemi di linea tra i più piccoli. Ma, in particolare, proprio i genitori italiani dovrebbero essere richiamati a non sottovalutare i rischi dei problemi di sovrappeso e di obesità infantile. Infatti, il nostro Paese risulta tra i primi in Europa quanto a livelli di eccesso ponderale dei più piccoli.
I dati relativi all’Italia per il 2014 indicavano che più di un bambino su cinque, per la precisione il 20,9%, è sovrappeso, mentre a essere obeso è un bimbo su dieci (9,8%). E molti genitori sembrano poco preoccupati dal peso extra dei propri figli, dal momento che il 38% delle mamme con bambini obesi o sovrappeso non crede che il figlioletto debba smaltire qualche chilo, mentre meno di una mamma su due (il 41%) con un bambino inattivo crede che il piccolo debba svolgere maggiore attività fisica.

di Giuseppe Iorio



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