Da un centro di ricerca israeliano giunge un notizia che potrebbe risolvere le perplessità delle molte persone alle prese con tentativi di perdere peso che si rivelano puntualmente vani.
Difatti, a giudicare dai risultati di una serie di test effettuati dai ricercatori del Weizmann Institute of Science di Rehovot (Isreale), con la supervisione del dottor Eran Segal e del dottor Eran Elina, si può sostenere che, se una determinata dieta non permette a un individuo di dimagrire come previsto, il problema potrebbe essere dovuto al fatto che ciascuno assimila i singoli alimenti in modo diverso.
In sostanza, esistono diete dimagranti che funzionano bene per alcune persone, ma non per altre. Il fattore chiave è rappresentato dalla flora batterica intestinale, che determina risposte metaboliche diverse da soggetto a soggetto.
Queste considerazioni si basano sull’osservazione di un campione composto da 800 persone, uomini e donne di età compresa tra i 18 e i 70 anni, non diabetici e in buone condizioni di salute.
I soggetti hanno consumato gli stessi pasti per una settimana; nel corso dei 7 giorni di monitoraggio, è stato misurato ripetutamente il livello di glucosio nel sangue di ciascun partecipante.
In questo modo, gli autori dello studio hanno potuto notare che la risposta glicemica a un determinato cibo variava da soggetto a soggetto. Ad esempio, in alcune persone, il consumo di biscotti provocava un significativo incremento della glicemia, cosa che non accadeva ingerendo una banana; in altre persone, invece, erano le banane, e non i biscotti, a determinare un aumento dei livelli di glucosio nel sangue.
Dunque, se quanto emerso dalla ricerca degli studiosi israeliani pubblicata su “Cell Press” verrà confermato, l’indice glicemico degli alimenti (che quantifica l’influenza di un dato alimento sulla glicemia) non dovrebbe più essere considerato come un valore fisso, ma come un dato variabile di soggetto in soggetto.
“Solitamente”, afferma il dottor Eran Segal, “crediamo che le persone non seguano le indicazioni e non tengano sotto controllo l’alimentazione, ma probabilmente la maggior parte di loro le segue, solo che in molti casi siamo noi che stiamo dando l’indicazione sbagliata”.
Come già accennato sopra, per spiegare le ragioni di risposte metaboliche individuali a un determinato cibo, gli esperti israeliani chiamano in causa il microbiota intestinale, ossia l’insieme dei batteri che vivono nel nostro apparato digerente e che svolgono compiti essenziali per il nostro organismo, con un ruolo molto rilevante nella digestione come pure nel funzionamento del sistema immunitario.
Difatti, pur esistendo un nucleo fisso di batteri comuni a tutte le persone, ciascuno soggetto ha una composizione specifica e assai variabile di microrganismi intestinali.
“Le rilevanti differenze che abbiamo riscontrato fra i livelli di zucchero nel sangue di diverse persone che avevano consumato gli stessi pasti”, spiega il dottor Eran Elinav, “dimostrano che le diete personalizzate hanno maggiori probabilità di aiutare le persone a restare in buona salute rispetto ai consigli dietetici universali”.
In tal senso, i ricercatori stanno lavorando su un algoritmo che consenta di calcolare la risposta glicemica di un soggetto a un determinato alimento e che dovrebbe dare un contributo rilevante nella creazione di una dieta personalizzata adatta a ciascun individuo.
di Giuseppe Iorio