Pinze, bisturi, trapani, siringhe: gli strumenti utilizzati dai dentisti non sono particolarmente invitanti, ed è più che comprensibile provare un minimo timore al pensiero di sottoporsi a delle cure odontoiatriche.
Per alcune persone, però, l’idea di farsi visitare da un dentista non genera solo un lieve disagio, bensì una peculiare forma di fobia, nota come “Odontofobia”, che determina un forte stato di ansia spesso accompagnato da tachicardia, sudorazione, tremori, capogiri, vertigini, fino a sfociare, talora, in un attacco di panico.
Tra i diversi approcci terapeutici indicati per risolvere il problema, sembra essercene uno particolarmente valido, ossia la terapia cognitivo-comportamentale, che da diversi anni a questa parte viene ritenuta una forma di psicoterapia molto efficace per affrontare numerosi disturbi mentali, dalla depressione all’ansia, dai disturbi alimentari alle dipendenze, fino ai disturbi di personalità e alle fobie.
La capacità di aiutare i soggetti che temono gli strumenti del dentista dimostrata da questo tipo di psicoterapia viene confermata da un gruppo di studiosi del King’s College di Londra, autori di uno studio pubblicato sulla rivista “British Dental Journal” e coordinato dal professor Tim Newton.
La ricerca ha coinvolto 130 persone (31 uomini e 99 donne) con età media di 40 anni, tutti accomunati dal fatto di provare del malessere ogni volta che era necessario sedersi sulla poltrona odontoiatrica, tanto che tre partecipanti su quattro potevano essere definiti odontofobici. I soggetti coinvolti nella ricerca si sono sottoposto a una serie di sedute di psicoterapia cognitivo-comportamentale, con l’obiettivo di eliminare i pensieri negativi, sostituendoli con pensieri costruttivi, e di imparare a gestire la paura e l’ansia quando si sarebbero presentate.
“Quando le sedute sono terminate”, spiega il professor Newton, “abbiamo discusso con i partecipanti del fatto che l’ansia verso le visite dal dentista sarebbe tornata, ma abbiamo sottolineato che loro possedevano gli strumenti per affrontarla”.
E gli strumenti forniti dalle sedute di psicoterapia hanno evidentemente funzionato molto bene, dal momento che il 79% dei partecipanti si è poi sottoposto a cure odontoiatriche senza sedazione (somministrazione di protossido di azoto e ossigeno mediante una mascherina, per vincere il malessere) e il 6%, pur avendo avuto bisogno di sedazione, ha comunque accettato l’idea di recarsi dal dentista. Il restante 15% ha invece abbandonato la terapia prima del termine.
Come funziona la Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale?
La psicoterapia cognitivo-comportamentale si propone l’obiettivo di trattare i disturbi psicologici e ridurre la sofferenza emotiva operando una modifica degli schemi mentali e delle reazioni comportamentali del paziente.
Questo approccio permette di identificare i propri pensieri disfunzionali e i propri comportamenti controproducenti, elementi alla base del malessere. Il terapeuta aiuta il paziente a comprendere che i propri modelli di pensiero sono basati su interpretazioni errate, e gli fornisce delle letture alternative di eventi e situazioni.
In questo modo, è possibile apprendere nuovi modelli di pensiero, più realistici e funzionali, i quali determinano anche modifiche nel comportamento, che diventa più efficace e produttivo.
Gradualmente, i sintomi del disturbo scompaiono e i rapporti con gli altri migliorano.
Stando ai risultati di diverse ricerche, la terapia cognitivo-comportamentale, la cui durata media è di tre-sei mesi, consente ai pazienti di conservare nel tempo i risultati acquisiti, esponendoli a un minor rischio di ricadute.
di Giuseppe Iorio