La dipendenza da internet è un fenomeno che cresce proporzionalmente all’aumento del numero di persone che hanno accesso alla Rete e che, grazie alla diffusione di dispositivi mobili come tablet e smartphone, hanno la possibilità teorica di stare online per 24 ore al giorno.
Che il fatto di essere continuamente connessi alla Rete non sia solo un’innocua abitudine lo testimonia anche, tra le altre cose, l’inclusione dell’Internet Addiction Disorder (IAD) nel DSM-5, la quinta versione del noto Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali.
Quando si parla di “dipendenza da internet”, si fa riferimento a una serie di comportamenti compulsivi orientati verso le molteplici attività che possono essere svolte tramite un dispositivo tecnologico connesso in Rete, dal cybersesso ai videogiochi online, dai rapporti virtuali allo shopping.
Un meccanismo di fuga dalla realtà quotidiana che interessa in modo sempre più preoccupante anche i giovani e i giovanissimi, i quali reagiscono alla noia, alla solitudine, alla sensazione di sentirsi poco compresi e apprezzati dai coetanei trasferendo nei mondi virtuali diversi aspetti della propria esistenza. E giungendo, nei casi limite, a diventare degli “hikikomori”, cioè a isolarsi completamente dall’esterno, smettendo del tutto di uscire, addirittura di andare a scuola, per trascorrere tutta la giornata alle prese con videogame, social network e chat line.
L’indagine “Tempo del web. Adolescenti e genitori online”, effettuata da “SOS Il Telefono Azzurro Onlus”, ha provato a fornire dati numerici in grado di illustrare con precisione l’entità della diffusione della dipendenza da internet tra i più giovani. Contestualmente, si è provato anche a verificare quale fosse la reale percezione da parte dei genitori dei rischi relativi al troppo tempo trascorso online dai propri figli.
A tale scopo, sono stati intervistati 600 ragazzi di età compresa tra i 12 e i 18 anni e 600 genitori tra i 25 e 64 anni. Esaminando le risposte fornite dal campione, gli autori della ricerca hanno potuto stabilire che un ragazzo su quattro (25%) dichiarava di essere sempre online, e che il 17% sosteneva di non riuscire a staccarsi dal proprio smartphone.
Quanto a WhatsApp, si direbbe che l’applicazione di messaggistica istantanea sia in grado di assorbire completamente i giovani utenti, dal momento che il 78% del campione dichiara di usarla di continuo. Per molti giovani, la necessità di navigare online non lascia tregua nemmeno nel bel mezzo della notte, visto che il 21% dei ragazzi è vittima di quello che è stato ribattezzato “vamping”: alla stessa stregua dei vampiri che animano le fantasie del nostro immaginario collettivo, i giovani sfruttano la notte per nutrirsi dell’energia che promana dai propri dispositivi elettronici, e vegliano fino all’alba scambiando messaggi con gli amici.
Ma, oltre a dialogare tramite social network e messaggi istantanei, in quali altri modi i ragazzi usano internet? A giudicare dai dati emersi dal sondaggio, si direbbe che l’attività più allettante per loro sia rappresentata dalla frequentazione di siti che contengono materiale pornografico: il 73% del campione, infatti, ammette di visitare questo tipo di siti, e il 28% teme di farlo così spesso da far scattare il rischio di diventare dipendente dalla pornografia online.
In merito al tristemente noto fenomeno del cyberbullismo, senz’altro uno degli aspetti più deleteri dell’interazione online, il 12% dei ragazzi sostiene di essere stato vittima di episodi aggressivi avvenuti nei vari ambienti digitali presenti in Rete, mentre il 32% teme di poter subire insulti e/o minacce attraverso internet.
Passando invece alle risposte fornite dai genitori, i dati emersi dal sondaggio porterebbero a dire che non sempre questi ultimi rappresentino un buon esempio in fatto di corretto utilizzo dei nuovi mezzi di comunicazione telematica per i propri figli. Difatti, i genitori usano abitualmente programmi di messaggistica istantanea per comunicare quotidianamente con la prole (68% WhatsApp, 18% altre applicazioni) e non di rado sottraggono ore al riposo notturno per navigare online (22%).
Infine, molti genitori sembrano solo relativamente consapevoli dei rischi che la Rete può riservare agli utenti più giovani, dal momento che il 10% di questi ultimi non ha idea di cosa sia il cyberbullismo e che il 75% non ha mai sentito parlare di sexting, lo scambio di materiale e messaggi sessualmente espliciti.
di Giuseppe Iorio