Le donne tendono a ingrassare più facilmente e per loro è meno semplice ritrovare la linea? Secondo un gruppo di scienziati britannici è così; alla base di questa inclinazione a mettere su chili più diffusa tra le esponenti del gentil sesso vi sarebbe il diverso funzionamento di un ormone che regola l’appetito e il dispendio energetico.
La notizia arriva dall’Università di Aberdeen, dove un team di ricercatori ha portato a termine uno studio diretto dalla professoressa Lora Heisler e pubblicato sulla rivista “Molecular Metabolism”.
Gli scienziati scozzesi hanno voluto comprendere le differenze dell’azione di un ormone chiamato “pro-opiomelanocortina” (o “Pomc”) nei due sessi. Per farlo, hanno svolto dei test su modello animale, somministrando la sostanza in questione a topi obesi di entrambi i sessi.
Gli esperimenti hanno messo in evidenza come gli effetti della Pomc rilevati negli esemplari maschi fossero effettivamente diversi rispetto a quelli osservati negli esemplari femmine. Difatti, mentre i roditori maschi hanno goduto di una consistente riduzione del peso e di un miglioramento delle proprie condizioni di salute, le seconde hanno giovato solo di un marginale calo ponderale.
Secondo la professoressa Heisler e i suoi colleghi, la differenza nelle reazioni alla somministrazione dell’ormone da parte dei roditori maschi e femmine dipende dalla loro diversa struttura cerebrale. Se è vero che la Pomc ha dimostrato di poter regolare l’appetito negli esemplari di entrambi i sessi, nei maschi si potevano rilevare anche un’accelerazione del metabolismo e un più consistente dispendio calorico dovuto a un maggior movimento. Negli esemplari di sesso femminile, invece, l’ormone si era limitato a regolare l’appetito, determinando un leggero calo del peso corporeo, ma nessun beneficio supplementare.
“L’Organizzazione Mondiale della Sanità”, ricorda la professoressa Heisler, “riporta tassi di obesità più alti per le donne in tutto il mondo, tassi che in alcune zone del pianeta raggiungono addirittura il doppio. Attualmente, non ci sono differenze in merito ai trattamenti farmacologici anti obesità destinati a uomini e donne. Ma noi abbiamo scoperto che la parte del cervello che influenza il modo in cui usiamo le calorie assunte è strutturata diversamente nei due sessi”.
Gli scienziati scozzesi ritengono che le conclusioni cui sono giunti relativamente ai roditori possano essere estese anche agli esseri umani.
E aggiungono che i risultati dello studio potrebbero portare, di qui a qualche tempo, allo sviluppo di farmaci capaci di agire su aree cerebrali differenti a seconda del sesso del paziente. Con notevoli vantaggi anzitutto per i pazienti ma anche per i sistemi sanitari nazionali, in quanto, come ricordano gli autori dello studio, l’obesità è una condizione associata a patologie molto serie, come il diabete, le malattie cardiovascolari e il cancro.
di Giuseppe Iorio