Quando si viaggia in aereo e si attraversano più fusi orari in poco tempo, vengono alterati i ritmi circadiani del nostro organismo, che regolano il nostro orologio biologico.
Questo fenomeno, definito “Sindrome da Jet lag”, oppure semplicemente “Jet lag”, determina spiacevoli sintomi quali disturbi del sonno, stanchezza, inappetenza, problemi di digestione, nausea, diarrea, mal di testa, irritabilità, difficoltà di concentrazione.
Sebbene la capacità di riadattare l’orologio biologico al nuovo fuso orario differisca da persona a persona, dipendendo da fattori come l’età e lo stato di salute, occorrono comunque vari giorni per liberarsi dai sintomi sopra elencati.
A grandi linee, però, si può stabilire il tempo occorrente perché i ritmi circadiani si sincronizzino correttamente con il nuovo fuso orario. Per i viaggi da ovest verso est, che provocano maggiori disagi in termini di jet lag, occorre un numero di giorni pari ai due terzi circa dei fusi orari attraversati. Dunque, se si attraversano 6 fusi orari, saranno necessari 4 giorni per adattarsi.
Per i viaggi da est verso ovest, invece, il riadattamento avviene, mediamente, dopo un numero di giorni pari alla metà dei fusi orari attraversati. Quindi, nel caso di 6 fusi attraversati, saranno necessari 3 giorni per riequilibrare l’orologio biologico sul nuovo fuso orario.
Come evitare di avvertire malessere nei primi giorni di permanenza nel luogo in cui ci si è recati? Secondo un team di ricercatori della Stanford University, in California, il metodo migliore consiste nell’esposizione a dei rapidi lampi di luce nel corso della notte precedente la partenza.
Una soluzione leggermente diversa rispetto a quella attualmente utilizzata, cioè la fototerapia, che consiste nell’esposizione a delle lampade che simulano la luce solare, così da adeguare gradualmente l’orologio biologico al fuso orario del posto verso cui si è diretti.
Secondo gli studiosi californiani, autori di uno studio diretto dal professor Jamie Zeiter, docente di neurobiologia, e pubblicato sulla rivista “Journal of Clinical Investigation”, l’utilizzo dei flash di luce consentirebbe un adeguamento più rapido ed efficiente dell’orologio biologico ad altri fusi orari rispetto alla fototerapia tradizionale.
Gli autori della ricerca hanno testato questo nuovo metodo su un gruppo di 39 volontari, di età compresa tra i 16 e i 39 anni, suddivisi in due gruppi.
Durante il sonno, i partecipanti del primo gruppo sono stati esposti a dei flash della durata di 2 millisecondi, distanziati tra loro di 10 secondi, mentre quelli del secondo gruppo sono stati sottoposti a delle sedute di fototerapia tradizionale, quindi con lampade che emettevano luce continua.
Stando ai risultati di questi test, la luce continua ha creato uno spostamento dei ritmi circadiani di 36 minuti, mentre quella stroboscopica ha spostato l’orologio biologico di ben 2 ore.
Il professor Zeiter spiega con un esempio pratico in che modo il nuovo metodo anti jet lag elaborato da lui e dai suoi colleghi potrebbe essere applicato concretamente. In sostanza, secondo lo scienziato, chi intende prendere un volo che parte dalla California e arriva a New York non dovrebbe fare altro che usare le luci lampeggianti la sera prima della partenza, programmarle per un fuso orario spostato in avanti di 3 ore e non preoccuparsi di nient’altro. Al mattino, si sveglierà con l’orologio biologico impostato sul fuso di New York.
Il professor Zeiter conclude sottolineando che l’emissione di luci lampeggianti non crea alcun tipo di disagio mentre si dorme, in quanto i partecipanti all’esperimento hanno dimostrato di riposare bene anche con una luce lampeggiante in camera.
di Giuseppe Iorio