Stretching, quando praticarlo?

Prima di una seduta di allenamento o di una prestazione sportiva, è indispensabile riscaldare i muscoli per prepararli agli sforzi che li attendono, in modo da poter avere migliori performance atletiche e ridurre il rischio di infortuni. Allo stesso modo, una volta finito il proprio workout, è opportuno rilassare la muscolatura e facilitare una rapida eliminazione dell’acido lattico.
Per questi motivi, sia prima dell’allenamento che dopo lo stesso, di solito si eseguono degli esercizi di stretching, tramite i quali allungare la muscolatura per incrementarne elasticità e flessibilità, così da migliorare la coordinazione, l’agilità e l’equilibrio, favorire la lubrificazione articolare e stimolare la circolazione e l’ossigenazione dei tessuti.


I diversi tipi di stretching

Esistono varie tipologie di stretching. Le più note sono lo stretching dinamico e quello statico.
Lo stretching dinamico consiste in un movimento oscillatorio controllato degli arti, da eseguire aumentando progressivamente velocità ed estensione, fino ad arrivare ai limiti delle proprie capacità di escursione articolare.
Lo stretching statico è quello più noto, e consiste nell’assumere una posizione che consente di allungare gradualmente il muscolo, conservando la posizione di allungamento massimo per 15-30 secondi, senza mai superare la soglia del dolore.
Quando questi esercizi di allungamento muscolare vengono eseguiti dal singolo soggetto, senza l’aiuto di un compagno, si parla di “stretching statico attivo”. Se, invece, ci si avvale di un partner che porta muscoli e articolazioni al punto di massima tensione, si parla di “stretching statico passivo”.

Stretching statico, prima o dopo l’allenamento?

Negli ultimi 15-20 anni, si è diffusa la convinzione che, prima di iniziare il programma di allenamento, sia raccomandabile praticare solo dello stretching dinamico, evitando invece lo stretching statico. Questa convinzione deriva da alcuni studi recenti, secondo i quali lo stretching statico renderebbe i muscoli meno efficaci nel contrarsi, influendo dunque negativamente sulle prestazioni sportive e incrementando il rischio di infortuni.
Pertanto, lo stretching statico, che permette ai muscoli di recuperare dopo gli sforzi, andrebbe praticato solo alla fine dell’allentamento.


Tuttavia, le opinioni sul tema non sono unanimi. Proprio per cercare di far luce su questo punto, alcuni studiosi della Memorial University di Terranova, in Canada, guidati dal dottor David Behem, hanno voluto eseguire un esame circostanziato delle evidenze scientifiche disponibili in merito agli effetti dello stretching statico sulle prestazioni sportive.
Dopo aver analizzato svariati studi, gli esperti sono giunti alla conclusione che lo stretching statico, se inserito all’interno di un programma di riscaldamento completo, che include anche stretching dinamico e attività specifiche per l’attività sportiva praticata, non risulta peggiorare le prestazioni e, anzi, sembra in grado di ridurre il rischio di infortuni muscolari.

di Giuseppe Iorio



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