Di tanto in tanto, a chiunque capita di iniziare a singhiozzare. Un fenomeno del tutto innocuo, almeno quando si presenta in modo occasionale e transitorio. Qualora, invece, il singhiozzo persista per più di 48 ore o risulti così frequente e intenso da rendere complicato nutrirsi e respirare, si rende necessario l’intervento di un medico, in quanto il disturbo potrebbe costituire il sintomo di varie patologie.
Il suono caratteristico del singhiozzo, quella sorta di “hic”, è determinato dalla contrazione ripetuta e involontaria del diaframma, seguita dalla chiusura improvvisa della glottide, la valvola che separa l’apparato respiratorio da quello digerente.
Singhiozzo: Quali fattori lo provocano?
Tra i fattori che possono determinare il manifestarsi del singhiozzo, vanno annoverati dei pasti molto abbondanti o consumati in maniera troppo rapida, il consumo di bibite gassate o di bevande alcoliche, degli sbalzi di temperatura piuttosto consistenti oppure il fatto di trovarsi in una situazione di particolare disagio emotivo, di eccitazione o di stress.
Singhiozzo: Che funzione ha?
In passato, alcuni studiosi hanno ipotizzato che lo scopo del singhiozzo fosse quello di rendere più semplice la discesa del cibo nell’esofago. La principale obiezione a questa tesi riguarda la presenza piuttosto diffusa del fenomeno anche nel caso dei neonati, i quali si nutrono di cibi esclusivamente liquidi.
Una tesi che appare più condivisibile, ribadita di recente dal dottor Daniel Howes della Queen’s University di Kingston, in Canada, ipotizza che la funzione del singhiozzo sia quella di eliminare aria dallo stomaco.
Il dottor Howes spiega che, quando si nutrono di latte, i piccoli mammiferi alternano respirazione e suzione, il che comporta l’ingestione di aria. Attraverso il singhiozzo, lo stomaco si svuoterebbe dell’aria accumulata, permettendo loro di bere altro latte. In parole povere, il singhiozzo sarebbe paragonabile a un ruttino.
Singhiozzo: I rimedi popolari sono efficaci?
A detta degli esperti, i rimedi popolari più noti in caso di singhiozzo sono realmente utili.
Fare una profonda ispirazione e trattenere il fiato per 15-20 secondi aiuta a bloccare i movimenti del diaframma e le conseguenti contrazioni. Lo stesso effetto si ottiene bevendo dell’acqua rapidamente, a piccoli sorsi. Anche cercare di starnutire può rivelarsi utile, perché lo starnuto è in grado di scuotere la muscolatura diaframmatica.
E che dire, infine, del rimedio apparentemente più bizzarro di tutti, quello di provocare uno spavento al singhiozzante? A quanto pare, anche il più classico dei “buh” dietro la porta potrebbe effettivamente far passare il singhiozzo, in quanto lo spavento determina un’ulteriore contrazione del diaframma che, non di rado, permette di ripristinare il normale movimento di questo muscolo.
di Giuseppe Iorio